giovedì 27 agosto 2009

DIBATTITO ATTIVO CONTRO IL PESO DEL REATTIVO DI DOMANI

Nucleare in Sicilia: dilemma che ha avviato un dibattito in Provincia di Ragusa.
Mentre negli USA il Presidente Barak Obama taglia gli incentivi all’atomo e punta sull’efficienza energetica e sulle energie rinnovabili e in Germania una legge vieta la costruzione di nuove centrali, la nostra Sicilia è stata candidata tacitamente ad ospitare una delle quattro centrali nucleari con tecnologia francese, a seguito dell’accordo siglato il 24 febbraio c.a. tra il Capo del Governo italiano e il Presidente francese Sarkozy. L’accordo coinvolge direttamente diverse aziende leader del nucleare, infatti, per la realizzazione del reattore di ultima generazione Erp da 1700 megawatt che dovrebbe moltiplicarsi in quattro impiianti, sarà istituito un consorzio tra l’Ansaldo Energia, l’Enel e l’ente francese Edf: partnership dell’operazione.
Sarebbe lecito domandarsi il perché da regioni come la Puglia, la Calabria e perfino dalla stessa Sardegna, giungono dei “NO” secchi e categorici contro il nucleare, mentre in Sicilia si osa discutere sulla questione. Secondo una fonte rilanciata dal quotidiano La Repubblica del 25 febbraio c.a. l’impianto siciliano potrebbe essere istallato nel territorio sud-orientale ed è stata segnalata, in particolare, la provincia di Ragusa.
Si può intuire benissimo che queste individuazioni non hanno tenuto minimamente conto dei fattori geotermici che caratterizzano la nostra terra ad alto rischio sismico, visto che proprio l’area in questione è classificata “zona rossa” nella mappa nazionale dei sismi. Forse questi siti sono stati facilmente individuati da chi non li abita, non li conosce e non ha intenzione di farlo neanche in futuro. Ma è lecito anche chiedersi il perché sia stata scelta proprio la nostra bella isola, zona in cui il sole di certo non manca. Regione sostanzialmente agricola in cui i due terzi degli abitanti vivono ancora dei prodotti della Terra, del Sole, del Mare: beni essenziali che in ogni tempo abbiamo cercato di tutelare, perché il popolo ha sempre confidato nella ricchezza della nostra “Terra”. Dove è finito il senso di precauzione di fronte ai rischi delle scorie radioattive? E’ risaputo che l’energia nucleare (prodotta da una centrale) è una forma di energia che nasce dalla disintegrazione di elementi radioattivi, come l’uranio. Infatti, la quantità di energia fornita dalla fissione di 1 grammo di U ( reazione che avviene attraverso lo scontro tra un neurone e un atomo di un elemento fissile) è equivalente a quella ottenuta dalla combustione di circa 2,5 tonnellate di carbone. Questo processo, di certo, determina la notevole riduzione di una materia prima “ non rinnovabile” come il carbone, ma, l’attività di fissione di una centrale nucleare produce un’enorme quantità di scorie di “terzo grado” ( ad alta reattività) che possono richiedere anche 100000 anni per abbassare il loro livello di pericolosità. In casi gravi, la radioattività può assumere la forma di una nube tossica e spargersi per molti kilometri intorno alla centrale, oppure concretizzarsi in sversamenti di materiale radioattivo in fiumi, laghi e tratti di costa, causando danni irreversibili all’ambiente e agli esseri viventi che lo popolano e che lo popoleranno nei decenni futuri. Non vogliamo creare allarmismi inutili, quando si parla di progresso tecnologico e di sviluppo di una splendida e vigorosa nella quale possono essere sereni e senza rischi. Le reazioni alla notizia del nucleare nella nostra provincia sono state molteplici, ma quasi tutte hanno vestito un’unica voce: la voce del No.
Noi Giovani Democratici di Ragusa abbiamo subito espresso il nostro dissenso alla proposta, spiegando che la provincia con i suoi impianti di energia alternativa riesce ad avere una piena autosufficienza energetica, che pertanto, non ha alcun bisogno d’essere supportata dall’onere di una centrale nucleare. Anzi bisogna pensare alle fonti rinnovabili.
Gli effetti dell’impianto sono numerosi: bisogna considerare anche l’enorme spreco di acqua che servirebbe per il raffreddamento del nocciolo della centrale, poiché di fatto è accertato che un impianto di 1000 MW richiede un consumo di risorse idriche equivalente circa ad un terzo dell’acqua che scorre nel fiume Po.
Noi, ad esempio a Marina di Ragusa che nelle stagioni estive dobbiamo fronteggiare il problema idrico, dove prenderemo tutta questa quantità di acqua?
Ma quello che ci chiediamo seriamente è perché questo governo non ha rispettato la volontà dei cittadini italiani che in passato hanno votato NO al nucleare attraverso un referendum (1987)? Inoltre, il Sindaco Dipasquale come può lanciare l’idea di un referendum regionale che faccia decidere i cittadini se accettare o meno le centrali nucleari in Sicilia se il suo stesso partito, il PDL, a Roma ha votato SI per le centrali nucleari? C’è un po’ di contraddizione in tutto ciò. La Politica siciliana e locale deve essere fatta anche con la concertazione di deputati e senatori a Roma, votati da noi cittadini, che devono fare gli interessi di tutto il paese.
E’ NECESSARIO CHE NOI SICILIANI, FRUITORI DELLE NOSTRE TERRE, POSSIAMO ESPRIMERE IL NOSTRO PARERE SULL’INSTALLAZIONE DI QUESTI IMPIANTI, ANCHE PERCHE’ SUBIREMO LE CONSEGUENZE DI QUESTO IPOTETICO PROVVEDIMENTO. CONSEGUENZE CHE GRAVERANNO SOPRATTUTTO SULLA NOSTRA SALUTE PERCHE’ SAREMO COSTRETTI A SORREGGERE IL DETURPAMENTO DI QUELLE TERRE CHE TANTO GELOSAMENTE AMIAMO E CHE VORREMMO PRESERVARE PER SEMPRE, CUSTODENDO QUELL’INFINITA BELLEZZA CHE SOPRATTUTTO NOI GIOVANI DOVREMMO APPREZZARE E TUTELARE CON COSTANTE RIGUARDO.
Placido De Salvo

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