domenica 28 dicembre 2008

PDL e l'MPA di Lombardo salvano le provincie! e meno male che dovevano ridurre i costi della politica.....!

Il caso Fallisce il blitz per cancellare gli enti: le funzioni sarebbero passate ai Comuni
Sicilia, muro di Lombardo e PdlProvince «salvate» dall'abolizione
Costano 890 milioni, basterebbe un tratto di penna. Ma vota sì solo il Pd
Il governatore della Sicilia Lombardo (ap)«Articolo 15: Le circoscrizioni provinciali e gli organi ed enti pubblici che ne derivano sono soppressi nell'ambito della Regione siciliana». «Oooh, finalmente un bel regalo di Natale!», direte voi. Macché: quelle parole erano nello Statuto di autonomia del 1946. Mai applicato. Anzi: l'abolizione (vera, stavolta) delle province siciliane è stata appena, e di nuovo, bocciata. Non si toccano. Che i consiglieri provinciali nell'isola si prendano sul serio è notorio. Qualche anno fa il presidente catanese Nello Musumeci, che militava allora in An e aveva stipulato una polizza con la Reale Mutua Assicurazioni per coprire se stesso e i colleghi di giunta da eventuali condanne della Corte dei Conti, arrivò a presentare una delibera stupefacente. Delibera che, sulla base di certi studi storici secondo i quali «tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento, i rappresentanti della Provincia costituivano l'Onorevole consiglio», riconosceva ai membri dell'assemblea il titolo di «onorevoli». Al punto che, votata a stragrande maggioranza la decisione con soli sei voti contrari della sinistra, il presidente del consiglio, Santo Pulvirenti, chiuse la seduta salutando tutti come «onorevoli colleghi». Eppure, come dicevamo, le province siciliane più ancora delle altre non dovrebbero neppure esistere. Nello Statuto che il 15 maggio 1946 riconosceva l'autonomia della Regione, il già citato articolo 15 non lasciava dubbi: abolizione. E ribadiva, se mai qualcuno fosse duro d'orecchio, che «l'ordinamento degli enti locali si basa nella Regione stessa sui Comuni e sui liberi Consorzi comunali». Tutto chiaro? Macché: restarono provvisoriamente in vita come amministrazioni straordinarie per un anno, due anni, tre anni, quattro anni... E poi ancora cinque e sei e sette... E poi ancora otto e nove e dieci... Finché nel 1986, dopo quarant'anni di proroghe, l'assemblea regionale decise infine di smetterla con quella ipocrisia. E le province provvisorie furono ribattezzate: d'ora in avanti si sarebbero chiamate Province Regionali. Cosa fanno? Boh... Distribuiscono incarichi e prebende, dirà qualcuno. Ultimo esempio, quello denunciato da «Il Dito», un settimanale online di Catania vicino a Enzo Bianco, che ha scoperto come Raffaele Lombardo, allora potentissimo presidente della provincia etnea, abbia passato il Natale dell'anno scorso firmando decine e decine di «nomine o proroghe di dirigenti, collaboratori esterni, consulenze varie»: 57 in due giorni. Uno sforzo pesante per il polso, ma utile elettoralmente, visto che il fondatore dell'Mpa stava per candidarsi alla presidenza regionale al posto di Cuffaro. Una chicca tra le tante: l'assegnazione nel 2006 a uno studio legale di un incarico per «l'assistenza tecnico-legale al programma di cooperazione Bulgaria-Romania, uno studio finalizzato alla promozione delle imprese catanesi in quelle nazioni e all'avvio di uno stand informativo presso la Provincia». ù
Quanto costino nella sola Sicilia questi enti, che già il sindaco di Milano Emilio Caldara considerava un secolo fa «buoni solo per i manicomi e per le strade» ma che incassano un mucchio di denaro grazie soprattutto alle addizionali sull'energia elettrica e la Rc auto, lo dice un rapporto Istat sui bilanci 2006: 890 milioni di euro. Dei quali 237 spesi per stipendiare tutto il personale. E addirittura 228 (nel solo 2006!) per comperare beni immobili. Tema: che senso ha che un ente da decenni additato come inutile e da sopprimere faccia shopping immobiliare comprando sempre nuovi palazzi, nuovi uffici, nuove sedi distaccate? Quanto agli amministratori, il Sole 24 ore ha fatto i conti: di sole indennità (cioè la voce-base, alla quale vanno sommati i rimborsi, le diarie e altre voci che nel caso dei parlamentari nazionali o regionali fanno schizzare all'insù le entrate reali nette) i 315 consiglieri provinciali costano otto milioni e 300 mila euro. Una esagerazione. Che qua e là, scrive Nino Amadore, si fa ancora più eclatante: 98.089 di spesa di indennità ogni centomila abitanti a Palermo, 389.705 a Enna. E meno male che alle 9 province già esistenti (una ogni mezzo milione di abitanti, con un massimo di un milione e 235 mila nel caso di Palermo e un minimo di 177mila di Enna) non sono state (ancora) aggiunte le altre tre di cui si parla da anni: Caltagirone, Gela e Monti Nebrodi. Altrimenti le spese sarebbero ancora più vistose.
Fatto sta che qualche giorno fa il presidente della commissione antimafia in Regione, il democratico Lillo Speziale, ha pensato che forse era arrivato il momento per tentare uno strappo. Prima l'insofferenza dei cittadini per i costi esorbitanti della politica nata dalle denunce del Corriere della Sera, poi la campagna di Libero benedetta da un diluvio di firme di lettori e dal consenso di autorevoli esponenti di diverse appartenenze politiche... Come dubitare del successo di un blitz siciliano se l'unico partito che si è ufficialmente schierato contro l'abolizione delle province è la Lega che nell'isola ha uno spicchio di successo piuttosto eccentrico nella sola Lampedusa? Non bastasse, come ricorda il leader storico dei Difensori Civici Lino Buscemi (che minaccia di raccogliere le firme per un referendum abrogativo) l'abolizione delle province in Sicilia potrebbe essere fatta in un giorno. A differenza che a Roma infatti, a Palermo non servirebbe una modifica istituzionale: «Basterebbe un tratto di penna». E questo diceva infatti la proposta portata giorni fa in commissione Affari Istituzionali da Lillo Speziale. Articolo 1: «Le province regionali sono soppresse». Articolo 2: le loro funzioni sono «trasferite ai liberi consorzi di comuni istituiti a norma dell'art. 15, comma 2, dello Statuto della Regione. Nelle more di tale istituzione, esse sono trasferite ai comuni, ricompresi nella soppressa provincia, che le eserciteranno in forma singola o associata». Articolo 3: i dipendenti passano «nei ruoli dell'amministrazione dei comuni, in una qualifica corrispondente a quella di provenienza». Articolo 4: «I beni, mobili ed immobili, di proprietà delle province sono trasferiti nella proprietà dei comuni». E così via. Su tredici membri della commissione, i presenti erano otto. I quattro democratici hanno votato per l'abolizione e chi rappresentava l'Udc di Pier Ferdinando Casini (favorevole alla soppressione) non era presente. Gli altri, a partire dal presidente, il lombardiano Riccardo Minardo (il cui voto valeva doppio ed è stato determinante) hanno votato contro. Compresi i rappresentanti del Pdl. A dispetto delle promesse di Silvio Berlusconi e di quelle di Gianfranco Fini. Parole, parole, parole...
Gian Antonio Stella 24 dicembre 2008 corriere della sera(ultima modifica: 25 dicembre 2008)

sabato 27 dicembre 2008

SENZA INDULGENZE di Ezio Mauro, direttore de LA REPUBBLICA

La richiesta d'arresto di un deputato in Basilicata, per presunte tangenti legate al petrolio, l'arresto del sindaco di Pescara per il sospetto di tangenti sugli appalti. Dopo i casi di Napoli e Firenze, sul Pd l'onda giudiziaria cresce e anche se bisogna ripetere come sempre che dobbiamo attendere i risultati dell'inchiesta prima di formulare giudizi, questo è il momento di afferrare quel partito per i capelli, prima che affondi. Nessuno può pensare, onestamente, che il Pd sia un rifugio di faccendieri. Ma non c'è alcun dubbio che se nel Paese il problema della corruzione è riesploso, nel confine critico tra la politica e gli affari, i Democratici si mostrano oggi vulnerabili e permeabili al malcostume nella loro periferia assessorile, mentre le speranze e le attese che accompagnarono la nascita del Pd erano ben diverse. Scricchiolano entrambi gli elementi della coppia con cui il Pd presentò la sua novità: la moralità pubblica, l'innovazione politica. È difficile infatti non legare le notizie che arrivano dalle Procure con la débacle elettorale in Abruzzo, e soprattutto con l'astensionismo di sinistra che l'ha preparata, dando spazio solo a Di Pietro, ambiguo alleato-concorrente.
L'unico rimedio è uno strappo di innovazione che faccia piazza pulita di vecchi apparati e di metodi ancora più vecchi, renda il partito trasparente, contendibile e aperto a forze davvero nuove nella società, col rischio necessario del ricambio. Per fare questo, serve una classe dirigente coraggiosa e consapevole del pericolo mortale che corre, perché indulgenze e ritardi oggi - quando il Paese in crisi avrebbe bisogno di un pensiero e di una politica davvero alternativi alla destra - sono peggio che errori: sono colpe.

mercoledì 24 dicembre 2008

BUON NATALE!!!!!!!!


Nell'aria si respira un odore di festa, in ogni stradina in ogni piazza ci sono mille luci colorate, ogni negozio è addobbato per rendere più magico questo momento. Tutto è pronto per il grande evento. Si dice che a Natale si diventa più buoni, bene, il mio augurio è che questa bontà non scappi via, non si dissolva, ma che rimanga dentro di noi tutto l'anno per regalare al nostro prossimo e a noi stessi l'amore e la voglia di vivere con serenità...
Bhee il Natale in un Amico fedele, lo troviamo; In un genitore, vicino lo sentiamo; In un povero che aiutiamo, lo vediamo. Se con gli occhi del cuore guardiamo, sempre lo accogliamo... e con Amore ogni volta... lo festeggiamo!
Che il suono melodioso delle campane, avveri i desideri di chi crede ancora nell'amore del prossimo e che porti pace a voi e alla vostra famiglia. tantissimi auguri di buon Natale A TUTTI I GIOVANI DEMOCRATICI...


La referente dei giovani Pd

Valentina Spata

ASSEMBLEA NAZIONALE DEL 20 DICEMBRE A ROMA!!!

Cari ragazzi e care ragazze,
come già sapete, il 20 dicembre si è tenuta a Roma la prima Assemblea dei Giovani del partito Democratico. In provincia di Ragusa siamo stati 5 gli eletti delegati nazionali e in 4 siamo partiti venerdì sera per Roma (Io, Giovanni la Terra Bellina, leoluca Catania e Biagio Guastella).
L'Assemblea è iniziata alle 10 ed è terminata alle 19.
La Regione più rappresentata in questa assemblea è stata sicuramente la nostra amata Sicilia e di questo ne dobbiamo essere fieri ed orgogliosi. Peraltro abbiamo fatto un intervento attraverso la voce di Giovanni La Terra Bellina, che a soli 17 anni ha avuto il coraggio di salire sul palco e parlare a favore della nostra provincia e della nostra Regione, davnti a 1000 persone.
All'assemblea si è parlato in un primo momento della crisi economica che sta investendo il nostro paese oltre che tutta l'Europa ed il nostro segretario Raciti, che ha fatto il primo intervento, ha detto che bisogna dare una risposta non solo ai Giovani democratici, ma ai giovani di questo paese. Ha continuato dicendo che sentiamo la necessità di esprimere quelli che sono i nostri valori e di proporre le nostre idee. Non solo sulla questione morale, ma anche e soprattutto sulla crisi economica. È assolutamente necessario evitare che la crisi colpisca irrimediabilmente i giovani, che sono il vero anello debole. Quindi è necessario mettere nuovamente al centro dell'attenzione l'interesse comune, proprio perchè questo abbia causato i problemi relativi alla questione morale: la difficoltà degli amministratori di ristabilire il primato dell'interesse comune.
Successivamente Fausto ha parlato del movimento giovanile venutosi a creare ufficialmente con le primarie ed ha sottolineato il fatto che è necessaria un'organizzazione capillare e flessibile cercando di essere pesenti sul territorio: nei circoli certo, ma non solo poichè dobbiamo essere un'organizzazione trasversale, capace di coinvolgere i giovani e per farlo abbiamo bisogno di frequentare i posti in cui essi vivono: le scuole, le università, i luoghi di lavoro....
Questo infatti è l'obiettivo che noi giovani democratici del circolo di Ragusa ci siamo prefissi e a quanto pare, in questo primo anno di vita del PD anche se ancora non eravamo un organismo politico ufficiale, abbiamo raggiunto tale obiettivo essendo presenti sia nelle scuole che nelle università e sono ancora più convinta che dobbiamo sempre seguire questo pecorso cercando di coinvolgere più giovani possibili. Inoltre penso che noi giovani dobbiamo avere una certa autonomia e democrazia all'interno del gruppo stesso e così come specificava il nostro segretario, dobbiamo puntare sul consolidamento del Pd sia a livello locale sia a livello Nazionale.
La seconda parte dell'assemblea è stata dedicata, invece alla iflessione e alla decisione per ciò che concerne le modalità e le date sull'elezione del segretario Regionale e del segretario provinciale.
Infatti, dopo vari interventi, è stato deciso che entro e non oltre il 31 Gennaio si deve eleggere il Segretario Regionale votato dai delegati Regionali eletti con le primarie del 21 Novembre e forse (ancora non è stato deciso) voteranno anche i delegati Nazionali. Invece il segretario provinciale verrà eletto entro e non oltre la fine di Febbraio e potrà essere votato da tutti gli eletti delegati, nel nostro caso i 15 della provincia di Ragusa, quindi sia gli eletti alla delegazione nazionale sia quelli della delegazione Regionale.
Per quanto riguarda il Segretario Cittadino, ancora non sono state prese delle decisioni, anche se penso che dovremmo eleggerlo a Marzo; così come non sono stati ancora definiti i ruoli e le ripartizioni per la Direzione Nazionale.
Facendo, inoltre, un'analisi del voto delle scorse primarie, si rivela che la Regione Sicilia abbia registrato il numero maggiore di votanti (27.000) e quindi ha contribuito in modo netto e schiacciante alla vittoria del Segretario Fausto Raciti e ad avere un numero non indifferente di delegati all'Assemblea Nazionale che, tra l'altro sono stati presenti in massa giorno 20 dicembre.
Questo risultato ci rende sicuramente onore e orgoglio!!!Noi crediamo nel partito Democratico e nel nostro neoeletto segretario Raciti, che è stato eletto legittimamente e democraticamente, al contrario di ciò che ha detto il candidato Bruno, accusando anche i Siciliani di aver fatto brogli alle elzioni, cosa falsa. Purtroppo, l'invidia è cosa brutta!!! Vorrei dire anche che Fausto ha stravinto, quindi non mi è sembrato opportuno l'intervento critico e distruttivo del candidato Bruno che in ogni caso non poteva mai arrivare al risultato ottenuto dal nostro segretario.
Penso che, invece, dobbiamo cercare di creare insieme un percorso costruttivo, cercando di convincere i giovani a pensare al loro futuro e a questa generazione costretta a vivere in una società dove non riesce a dare spazio ai giovani lavoratori, studenti, disoccupati e disagiati, ma non solo con le parole ma anche con le idee, la partecipazione, i dibattiti, le proposte; dobbiamo pensare a far si che il partito Democratico sia una vera alternativa per i nostri cittadini e diventi per i giovani un punto di riferimento. Dobbiamo cerare insieme un laboratorio politico vero e proprio dove ognuno lavora con i propri ruoli e i propri compiti metteno insieme le proprie passioni e i propri interessi. Dobbiamo iniziare a dialogare con la gente e a capire le loro esigenze, solo così potremmo essere una vera alternativa e possiamo ottenere credibilità e fiducia. dobbiamo essere noi giovani a dare l'esempio ai "Grandi" del nostro partito e dobbiamo iniziare a dar voce alle nostre esigenze e alle nostre necessità; dobbiamo continuare a credere ai valori a cui crediamo fortemente che poi sono gli stessi per cui abbiamo aderito a questo nuovo progetto politico. enso inoltre e ne sono convinta che dobbiamo avere una nostra autonomia e dobbiamo cerarci uno spazio all'interno del partito, affinchè il ricambio generazionale avvenga veramente e non rimane solo un'illusione.
Concludo col dirvi che è stata per me un'esperienza bellissima, ho conosciuto tanti ragazzi simpatici e validi con cui condivido tante cose e con cui sono stata veramente bene.
Un ringraziamento di cuore voglio farlo a Salvo Nicosia che nonostante è rimasto a casa per motivi di salute è stato veramente grandioso: ci ha seguiti in ogni momento informandosi e tenendoci informati, sapete...... ci mandava a tutti i messaggi per informarci dell'orario e del luogo degli appuntamenti... Grazie Salvo!!!
Voglio ringraziare anche Giacomo D'Arrigo, il nostro referente Nazionale, che è stato vicino e disponibile a tutti noi e che anche lui con il suo discorso e con il suo ruolo ha fatto si che i Giovani Democratici siciliani sono stati considerati ed ascoltati.
Ringrazio, inoltre, Fabio Capillo e Gabriele lo Re (Giovani Pd Messina) con cui abbiamo avuto un piacevole confronto e tutto il Gruppo di Messina (con i nomi sono negata non li ricordo); Giuseppe Campisi (soprannominato il Capo della banda), Rosario liuzzo e tutto il gruppo di Catania; il Delegato di Enna (non ricordo il nome e me ne deve scusare); William ed il gruppo di Taormina ed il gruppo di Palermo (anche loro devono scusarmi per la pessima memoria).

Alla prossima Raga!!!!!!!! nella speranza che partiremo con l'aereo o che per assurdo l'assemblea si terrà in Sicilia..........

Vi AUGURO UN BUON NATALE NELLA SPERANZA CHE CI PORTI TANTA GIOIA E FELICITA' .......GRAZIE!!!!!!!!!!!!

La Referente dei Giovani Pd di Ragusa
Valentina Spata

INCIDENTE MORALE NELLA STRADA RAGUSA CATANIA: solidarieta' per le famiglie e sensibilizzazione per i giovani.

Quattro giovani sono morti nello scontro tra l'auto sulla quale viaggiavano ed un Tir sulla strada statale 194 che collega Catania a Ragusa. L'incidente si è verificato IL 20 dicembre sera. La quarta vittima dell'incidente è stata identificata solo all'alba. I quattro ragazzi morti, tutti studenti e residenti a Giarratana (Ragusa), avevano tra i 19 e i 21 anni: Giuseppe Di Gaetano, 21 anni, conducente dell'auto, identificato stamani; Leandro Renna, 21 anni; Fabio Di Pietro, 19 anni; Gabriele Corallo, 20 anni.Secondo le prime ricostruzioni, i quattro ragazzi a bordo della Mini Cooper erano diretti a Catania, ma all'altezza di una curva, in un tratto tra Vizzini e Francofonte, il conducente avrebbe perso il controllo della vettura che ha invaso la corsia opposta, proprio mentre sopraggiungeva un autotreno. L'impatto è stato violentissimo. Il camionista, rimasto ferito ma non in maniera grave, è stato trasportato in stato di choc nell'ospedale Civile a Ragusa. I vigili del fuoco hanno lavorato diverse ore prima di estrarre i corpi dei ragazzi dalle lamiere dell'auto. L'incidente ha sconvolto tutti.Il dolore per chi resta, per chi ha amato questi ragazzi giovanissimi è indescrivibile.... Bisogna riflettere, oramai queste stragi chiamate appunto "stragi del Sabato Sera" sono all'ordine del giorno e sinceramente vengono i brividi solo a pensare come tutto può finire in un attimo e in modo così brutale.Per evitare che tante altre croci si aggiungano alle già numerose che affollano le nostre stradebisogna reagire: TROPPI MORTI E FERITI SULLE STRADE. CI VUOLE PIU' SICUREZZA SULLE STRADE E UNA CAMPAGNA DI SENSIBILIZZAZIONE PER TUTTI I GIOVANI.Bisogna proporre delle soluzioni per ridurre gli incidenti causati da un eccessivo consumo di alcool attraverso la formazione di alcuni esperti sul territorio provinciale, che a loro volta potranno diventare formatori e promotori di iniziative nelle diverse realtà da cui provengono. Anche se non è stimabile con esattezza, la dipendenza dall'alcool rappresenta una percentuale elevata tra le cause degli incidenti stradali, tanto da costituire un fenomeno di allarme sociale: le cosiddette stragi del sabato-sera. Le stime nazionali di diverse agenzie, infatti, parlano del 30 %.L'opinione pubblica, chiede che vengano prese misure efficaci di prevenzione per ridurre il numero degli incidenti alcol-correlati, rendere i giovani più consapevoli dei rischi, diffondere una cultura della sobrietà, in particolare quando si è alla guida di un automezzo.Un obiettivo che si realizza intervenendo non tanto sulla popolazione generale, quanto su alcune categorie inserendo processi di informazione, di educazione e di promozione di stili di vita sani presso i giovani. Gli incidenti alcol-correlati possono essere sensibilmente ridotti con misure di contenimento dei consumi di alcolici, in particolare nei soggetti giovani, nei fine settimana, nelle ore notturne. Ma gli incidenti stradali sono causati anche dalle strade irregolari e pericolose come la strada Ragusa-Catania. stiamo parlando di una strada non illuminata, con dislivelli smisurati, con pericolo di frane e con una carreggiata stretta e non lineare.Non è possibile perdre la vita così, non è possibile morire a soli 20 anni quando ancora la vita deve essere vissuta profondamente, non è possibile che le persone che amano debbano subire la perdita dei loro cari, una perdita che li segnerà per sempre."È una grande disperazione" . Queste tragedie provocano grandi dolori che difficilmente si riesce a comprendere se non vengono vissuti sulla propria pelle. Non si riesce a credere ad una tragedia del genere e spesso si pensa che non può essere vero, che non può essere possibile ma dopo ci si rende conto che non si può tornare indietro e non si può dimenticare o fare finta di niente. Perdere un figlio, un amico, un fratello, un parente significa perdere la speranza nella vita, Purtroppo non è un brutto sogno ma è la realtà e questa realtà deve cambiare.Faccio le mie sentite condoglianze alle famiglie delle vittime e prometto che ad inizio anno organizzeremo delle iniziative per evitare altre tragedie simili.
Valentina Spata

lunedì 22 dicembre 2008

DATI ISTAT PREOCCUPANTI: MA IL NOSTRO PREMIER PENSA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA E AL PRESIDENZIALISMO

I dati dell'Istat si riferiscono alla fine del 2007. l'anno prima erano il 4,2%

Il 5% delle famiglie non ha soldi per il cibo

Il 15,4% arriva con molta difficoltà a fine mese. Reddito inferiore a 2mila euro per una famiglia su due


(Frassinetti)
(Frassinetti)
ROMA - Il 5,3% delle famiglie italiane alla fine del 2007 ha dichiarato di avere avuto nel corso dell'anno «momenti con insufficienti risorse per l'acquisto di cibo». Il dato emerge dall'indagine dell'Istat sulla distribuzione del reddito e le condizioni di vita in Italia. A fine dell'anno precedente il numero delle famiglie in difficoltà con gli acquisti di alimentari era risultato il 4,2%. Particolarmente critica la situazione delle coppie con tre o più figli, delle famiglie monoparentali (in particolare le madri sole) e degli anziani soli. Per quanto riguarda le famiglie con almeno tre figli, il 25% ha difficoltà ad arrivare a fine mese, l'8,1% non ha soldi per le spese alimentari e il 25,3% ha difficoltà a trovare soldi per l'abbigliamento.

POVERTÀ - Sale dal 14,6% al 15,4% il numero delle famiglie che ha dichiarato di arrivare con molta difficoltà alla fine del mese. L'Istat rileva «segnali di disagio particolarmente marcati» al sud e nelle isole, e in particolare in Sicilia dove sale al 10,1% il numero di famiglie con problemi di risorse per il cibo. La situazione migliore si registra in provincia di Bolzano e in Emilia Romagna.

REDDITO - Una famiglia su due ha guadagnato nel 2006 meno di 1.924 euro al mese, con un aumento del reddito del 2,8% rispetto al 2005, superiore all'inflazione che all'epoca era al 2,1%. In media le famiglie italiane hanno percepito un reddito netto di circa 2.379 euro al mese, tuttavia per il 61,8% il valore si attesta sotto la media e in tutte le regioni meridionali. L'indagine Istat conferma quindi la forte diseguaglianza nella distribuzione del reddito registrata negli anni precedenti, non solo tra le famiglie del nord e sud, ma anche nel meridione dove è confermato un forte divario tra famiglie povere e ricche.

CENONE - Secondo un sondaggio della Confesercenti, gli italiani spenderanno a Natale per il cenone e il pranzo complessivamente poco più di 2,5 miliardi di euro. Dato che però segna una diminuzione del 7% rispetto allo scorso anno. Il 3% (pari a 1,8 milioni di italiani) questo anno non farà la cena o il pranzo di Natale a causa delle difficoltà economiche.

SPESE MEDICHE - Secondo l'Istat sono aumentate soprattutto le difficoltà nel far fronte alla spese mediche (11,1%, contro il 10,4% del 2006), mentre risultano più contenute le famiglie che hanno riscontrato problemi nel provvedere regolarmente al pagamento delle bollette (8,8%, contro il 9,3% del 2006) e al riscaldamento (10,7%, contro il 10,4% del 2006). Salgono poi al 16,9% le famiglie che non sono riuscite a trovare i soldi per l'acquisto di abiti necessari (nel 2006 era il 16,8%).


22 dicembre 2008

sabato 20 dicembre 2008

DIREZIONE NAZIONALE PD 19 DIC: DOCUMENTO APPROVATO

Il dovere di non deludere
Si è conclusa la Direzione Nazionale del PD con l'approvazione di un documento (scaricabile in allegato nella colonna a destra) che ha ripreso la relaizone del segretario del PD, Walter Veltroni, che stamani ha aperto la riunione. Il documento finale della Direzione nazionale del Pd è stato approvato con un solo voto contrario e pochi astenuti.Il documento presentato da Marco Follini ha avuto un solo voto a favore, mentre quello presentato da 12 membri della Direzione tra cui Bachelet, Sofri e Adinolfi è stato respinto a larghissima maggioranza.Pubblichiamo la sintesi della relazione del segretario (qui è disponibile il testo integrale).La crisi economica, la moderna e inaccettabile diseguaglianza sociale.Disuguaglianza sociale. Il dramma più grande che l’Italia oggi sta vivendo è contenuto in queste due parole. Disuguaglianza sociale. E’ questa la grande, moderna questione che si pone, oggi, di fronte a noi.Colpevole non vedere, non rendersene conto. Imperdonabile non sentire bruciante, sulla nostra pelle, per le nostre coscienze, il dovere di offrire risposte a questa realtà. La crisi finanziaria, esplosa nei mesi scorsi, è diventata recessione economica e sta colpendo con durezza la vita delle persone, delle famiglie, delle imprese.Nel terzo trimestre di quest’anno il Pil è sceso dello 0,9 per cento. L’Istat ci dice che il tasso di disoccupazione è arrivato al 6,1 per cento e Confindustria stima che arriverà all’8,4 per cento nel 2009. Settori cruciali del nostro apparato produttivo conoscono riduzioni di ordinativi nell’ordine del 30 per cento rispetto allo scorso anno. La caduta dei consumi e la stretta creditizia tolgono ossigeno alle piccole imprese: tre su cinque stanno avendo difficoltà nell’accesso al credito. Più di 300 mila lavoratori sono già in cassa integrazione: 58 mila in diversi stabilimenti della Fiat, 1.600 nelle sole acciaierie di Piombino, e soffrono anche distretti forti della nostra economia come quello delle ceramiche di Sassuolo e quello dell’occhialeria di Belluno. Sempre Confindustria stima che la crisi distruggerà 600 mila posti di lavoro.“Io non renderei note queste cose”, ha detto ieri il Presidente del Consiglio.Ma questi non sono solo numeri: sono storie, sono vite, sono famiglie mortificate e in ginocchio, sono dignità ferite e speranze infrante. E questa realtà il Presidente del Consiglio non può pensare di cancellarla agli occhi degli italiani. Alcuni di voi avranno letto, su Internet, i racconti dei ragazzi di 5 mila scuole italiane. Descrivono cos’è la crisi, con gli occhi di un adolescente, mentre la vita continua, mentre si avvicinano le Feste di Natale. Una di queste lettere descrive quello che succede in una famiglia normale, semplice, onesta. Lo sguardo di una ragazza che cade sui suoi genitori, seduti al tavolo della cucina. Il padre con la testa fra le mani. La madre con lo sguardo preoccupato che prova a consolarlo. Quelle due parole, “cassa integrazione”, percepite distintamente.E il racconto che prosegue: “papà non sembra consolarsi, dice di essere un fallito, perché non è riuscito a dare tranquillità e sicurezza alla sua famiglia. Si sente un fallito, perché ha caricato mamma di mille preoccupazioni e, nonostante gli sforzi, con quel misero stipendio di operaio che portava in casa, non si riusciva ad arrivare a fine mese. Si sente un fallito perché non riesce a dare ai suoi figli un futuro sereno: non può portarci al cinema o al ristorante, ma neanche comprarci dei vestiti nuovi o una fetta di carne in più al posto delle solite verdure. Mamma allora si siede accanto a lui, lo guarda negli occhi e gli dice determinata e lucida: è lo Stato che ha fallito, non tu; lo Stato che non riesce a dare benessere ai suoi cittadini e sta producendo sempre più nuovi poveri”. Il dramma è questo. La crisi sta colpendo un Paese fermo e terribilmente diseguale, un Paese con le infrastrutture in ritardo e senza mobilità sociale, sempre più diviso fra ricchi e poveri, fra chi paga le tasse e chi no, fra pochi che per molto tempo hanno tratto vantaggi dalle speculazioni finanziarie e tanti che anche per effetto dell’avida ingordigia di questi pochi ora non arrivano alla fine del mese.Gli operai che faticano, che troppo spesso rischiano anche la vita per 1.200 euro al mese e che ora vivono con l’angoscia di arrivare in fabbrica e sapere che si va tutti a casa perché la produzione si ferma. I pensionati che devono calcolare come impiegare quel che resta della loro pensione dopo aver pagato l’affitto di casa e le bollette e decidere se eliminare qualcosa quando vanno al supermercato oppure entrano in farmacia. I ragazzi che, quando scadono i sei mesi passati al telefono a quattro o cinque euro l’ora, sanno che nemmeno verranno avvertiti e “licenziati”, perché semplicemente non verrà loro rinnovato il contratto: si calcola possano essere mezzo milione, quelli che alla fine dell’anno saranno in questa condizione.---------------------------------Una crisi da affrontare proprio come ragione d’esistenza del PD, per Veltroni. Serve lo spirito repubblicano la forte coesione nazionale il coraggio d’innovazione la capacità di confronto politica e socio-sindacale ma il governo è impegnato in una campagna elettorale permanente e gli italiani se ne sono accorti e non vanno a votare. Ricorda come Chiodi sia stato votato da meno di un quarto degli elettori.Delinea la crisi come uno spartiacque: non solo del volto d’Italia ma della sua fisionomia civile, della sua qualità democratica. E sottolinea: “Il rischio è ritrovarci in un paese che non conosciamo, senza berlusconismo , un modello culturale economico politico che volge al tramonto perché è stato il modo italiano di adattarsi al modello neoconservatore – mentre -il PD - è nato per abitare il futuro, per essere la vela del vento democratico che porta il mondo fuori dalla crisi. Ma nulla può essere scontato, serve una collettiva assunzione di responsabilità perchè il pd era la sintesi di continuità di culture politiche che hanno fatto la storia del paese e di innovazione”. E oggi la crisi economica dà un’alternativa secca e drammatica: Innovazione o fallimento.“O il pd salta nel futuro o si lega a un presente che la crisi precipita nel passato”. Una frase suggestiva ma radicata nella cronaca di questa settimana: “E’questo l’utlimatum che ci hanno dato gli abruzzesi, il voto all’IDV è sintomo e non causa del malessere, è un appello accorato dei nostri elettori”. Tocca le indagini che hanno costituito l’apertura dei quotidiani: “Il bollettino quotidiano di indagini sui nostri amministratori racconta al paese un PD segnato da opacità amministrativa e collusioni col malaffare è un immagine ingiusta e deformata i ns. I nostri amministratori sono migliaia, persone per bene, straordinario patrimonio e colpirli è colpire il buongoverno”. L’etica a volte diventa fatica ma “non si può ingrandire qualcosa che non c’è, vale il principio costituzionale della presunzione d’innocenza fino a sentenza definitiva e la magistratura deve andare avanti in autonomia e indipendenza”. Proprio per questo “la questione morale è centrale per noi e il nostro elettorato e quando si affaccia ci dà voglia di reagire, siamo i primo a volere amministratori ligi alle regole è comunque, per noi, non c’è solo il codice penale. Per i disonesti non c’è posto nel Partito Democratico. Non possiamo non vedere come nel nostro partito si siano insinuati stili politici, metodi di gestione della cosa pubblica, modalità di rapporto con la società civile e di relazione con la sfera degli interessi privati, assai diversi da quelli che devono essere nostri.C’è la grande maggioranza degli amministratori di centrosinistra, che hanno sempre ispirato la loro condotta a principi di trasparenza, di competenza, di innovazione e su queste buone pratiche hanno basato la loro popolarità tra i cittadini.E tuttavia, da diversi anni a questa parte è cresciuta, attorno a tutti i partiti, anche un’area grigia e paludosa, nella quale la trasparenza è diventata opacità, la competenza professionismo politico e carrierismo arrogante, l’innovazione gestione cinica di un potere fine a se stesso”.Rinnovare la politica. “Un partito ha pochi poteri di intervento punitivo ma tanti di prevenzione, s organizziamo la vita interna tollerando fenomeni di malcostume abbassiamo la nostra soglia etica e creiamo le premesse per violare la legge. Vogliamo agire sul serio anche pagando in termini di consenso non ho paura di perdere voti se significa combattere l’inquinamento che ci avvelena, per i disonesti non c’è posto nel PD. Siamo nati per rinnovare la politica, ridarle dignità e autorevolezza deve essere la soluzione non il problema. Questo abbiamo detto ai cittadini italiani. Ai nostri elettori che hanno affollato i seggi delle primarie il 14 ottobre dell’anno scorso e poi ci hanno consegnato, pur nella inevitabile sconfitta nella competizione sul governo, un partito del 33 per cento dei voti, il più grande partito riformista che l’Italia abbia mai conosciuto. Lo abbiamo detto ai nostri militanti, che hanno riempito il Circo Massimo il 25 ottobre: per la prima volta in così tanti, per la prima volta accomunati dalla stessa bandiera. Così abbiamo detto. E così loro hanno capito.La crisi economica e il cambiamento.Le crisi sono fasi di passaggio, dure e dolorose, dalle quali non si esce mai come si era entrati: nelle forme e nei modi di produzione e di sviluppo; nei rapporti di forza, sociali e politici; nei modelli culturali, nella gerarchia dei valori.Dalla grande crisi del 1929, si uscì, dopo la Seconda Guerra mondiale, con un grande compromesso tra capitalismo e democrazia: una crescita trainata dai consumi di una classe media in espansione, nella quale entrava il mondo del lavoro, anche operaio; una forte compressione delle disuguaglianze, grazie a politiche salariali generose e a forti azioni redistributive pubbliche; la rapida espansione dello Stato sociale.Trent’anni dopo, negli anni Settanta, la crisi petrolifera e la stagflazione hanno spinto l’Occidente a cambiare rotta: forti investimenti in innovazione tecnologica, che innalzano la produttività tagliando posti di lavoro e ridimensionando il potere contrattuale dei sindacati; la classe media si assottiglia, le disuguaglianze tornano ad allargarsi e l’ascensore sociale si blocca, anche per il ridimensionamento dello Stato sociale. Viene teorizzata l’autosufficienza del mercato e si afferma lo strapotere della finanza sull’economia reale, con gravi conseguenze anche per la democrazia, costretta a rinunciare a qualunque effettiva sovranità sui flussi di capitale.L’economia torna a crescere, ma a prezzo di gravi squilibri e forti disuguaglianze: negli Stati Uniti, innanzi tutto, ma anche in una parte dei paesi europei, tra i quali in primo luogo l’Italia, divenuta in questi anni, dopo gli Usa, il paese più diseguale dell’Occidente.Nel mercato globale entrano in campo nuovi protagonisti. Miliardi di esseri umani, prima esclusi dallo sviluppo, rivendicano peso e ruolo. Nel nuovo secolo, lo sviluppo si mostra tanto impetuoso, quanto insostenibile: sul piano globale, per il divario crescente tra l’indebitamento americano e il surplus asiatico; sul piano ambientale, per le pesanti conseguenze sul clima del trasferimento del modello occidentale ai paesi emergenti; sul piano interno, per l’impoverimento della classe media, in particolare negli Usa, spinta ad indebitarsi per la casa, la sanità, l’istruzione.Lo squilibrio è stato sostenuto, in questa prima fase del Duemila, la stagione della presidenza di George Bush, dalla “hybris” imperiale americana, dal suo imporsi come unica iperpotenza globale, dalla sua pretesa di dettare da sola, in modo unilaterale, con le armi o con il dollaro, le decisioni riguardanti l’ordine mondiale.Ma il pantano iracheno prima e la crisi finanziaria poi, hanno spezzato l’illusione neo-conservatrice e hanno aperto la via ad una fase nuova, ad un nuovo paradigma di pensiero, ad una nuova stagione politica.In questo contesto, la scelta del popolo americano di affidare le proprie sorti a Barack Obama è stata una straordinaria prova di saggezza e di lungimiranza. L’America ha respinto la tentazione della chiusura difensiva e ha deciso di scommettere sul cambiamento: su un nuovo multilateralismo nelle relazioni internazionali; e su un nuovo New Deal, sulla ricostruzione della classe media, su una nuova stagione di uguaglianza sociale.Obama, e con lui il Partito democratico, ha vinto perché ha puntato tutte le sue carte sul cambiamento, sulla voglia, sul bisogno di innovazione della società americana.Ora è atteso dalla dura prova dei fatti. Sarà la storia a dirci se il giovane presidente afroamericano, come tutto lascia sperare e presumere, sarà un nuovo Roosevelt, la guida sicura di una fase di cambiamento duraturo e solido. Per intanto, è toccato a lui aprire simbolicamente una fase nuova, una “terza fase” dello sviluppo umano contemporaneo.Il binomio rappresentato dalla crisi economica e dalla vittoria di Obama costituisce una formidabile occasione storica per i democratici e i progressisti di tutto il mondo e quindi anche per noi italiani.Nessuno di noi ha mai pensato che la vittoria democratica negli Stati Uniti fosse una nostra vittoria, ma abbiamo colto in quel risultato una straordinaria opportunità e anche una lezione, da apprendere e da meditare.Grazie alla crisi economica e al suo programma innovativo, Obama è riuscito a cambiare in profondità i rapporti di forza politici nella società americana, riportando i Democratici al primato sia alla Casa Bianca che al Campidoglio, dopo una lunga stagione di predominio repubblicano, solo attenuato con la presidenza Clinton.Se ciò è stato possibile, è perché la crisi economica ha riportato in primo piano il conflitto sociale, negli anni di egemonia repubblicana messo in secondo piano dall’uso ideologico delle questioni inerenti la razza, i valori tradizionali, la sicurezza interna ed esterna.La vocazione maggioritaria.Questa è del resto per noi la “vocazione maggioritaria”. Non la presunzione boriosa dell’autosufficienza, né la ricerca della solitudine, ma la convinzione che i rapporti di forza elettorali, anche nella società italiana, non sono un destino ineluttabile, ma possono essere modificati, anche in profondità, se cambia l’offerta politica, attraverso l’innovazione della proposta che rivolgiamo al Paese.Non è vero, non è mai stato vero, che la società italiana è “di destra” e pertanto ai riformisti, ai democratici, non resta che compensare, con la manovra politica, con il gioco delle alleanze, la loro insuperabile minorità.Il Partito democratico è nato sulla base del presupposto contrario. Una profonda innovazione politica e programmatica può cambiare, anche significativamente, l’orientamento elettorale degli italiani.Noi vogliamo far diventare il PD, alle prossime elezioni politiche, il primo partito italiano. Vogliamo conquistare alla destra una parte dei suoi consensi, costruendo una grande alleanza nella società italiana, un'alleanza con il Paese.E’ un cammino lungo e faticoso, quello che ci attende. Un cammino che chiede a ciascuno di noi generosità, pazienza, tenacia. E anche una certa dose di disciplina interiore. Ma è l’unico all’altezza delle ragioni storiche che hanno portato alla fondazione del PD. E soprattutto, l’unico adeguato alle necessità dell'Italia.Lungo il cammino, costruiremo le necessarie alleanze politiche. Mai più alleanze lunghe, eterogenee, costruite “contro” l’avversario e poi incapaci di governare. Questa stagione l’abbiamo chiusa con coraggio noi, l’ha chiusa il PD per sempre e il Paese non ha nessuna intenzione di farsi riportare indietro.E neppure dobbiamo nutrire nostalgia della stagione dell’alleanza tra partiti “di sinistra” e partiti “di centro”. Non solo è un progetto incompatibile col Partito Democratico, che è un partito di centrosinistra. Soprattutto, è un progetto anacronistico, che considera immutabile uno schema novecentesco che tutt’al più può sopravvivere a se stesso, ma che certo non è in grado di esprimere alcuna potenzialità innovativa.Non c’è, da parte nostra, alcuna illusione di poter fare tutto da soli. Ma le alleanze nuove che costruiremo saranno alleanze per l’innovazione e il cambiamento, affidabili sul piano della tenuta alla prova di governo. E saranno possibili solo se il Partito Democratico saprà dimostrare capacità espansive, solo se noi non delegheremo a nessuno il compito, che è innanzi tutto nostro, di modificare i rapporti di forza politici nella società italiana, attraverso la messa in campo di una proposta innovativa e credibile.E' qui il punto di debolezza dell'Italia dei Valori, che alimenta costantemente una polemica nei nostri confronti ma non si cimenta, parlando di lavoro, di scuola o di immigrazione, con le sfide dell'innovazione riformista.Sento dire che dovremmo rompere con Di Pietro. Posso solo far presente che già per tre volte in questi mesi, abbiamo esplicitato nel modo più chiaro che in Italia ci sono modi diversi di intendere e di fare l’opposizione: subito dopo il voto di aprile, quando Di Pietro ha stracciato gli accordi presi prima delle elezioni sul gruppo unico, quando noi non abbiamo partecipato alla manifestazione di Piazza Navona e infine con una mia dichiarazione che è stata titolo di apertura dei giornali.Ciò non significa che a livello locale non si possano trovare, come accade e accadrà con l’Udc e la sinistra radicale, delle convergenze su programmi e buona amministrazione.E comunque vorrei ricordare, per la memoria, che con lo stesso Di Pietro che oggi fa un’opposizione diversa dalla nostra, abbiamo condiviso un’esperienza di governo, e con non poche contraddizioni.E’ giusto fare, forse, un ragionamento di fase. Silvio Berlusconi è da quindici anni al potere. Otto come capo di governo, sette come capo dell’opposizione. E’ l’uomo politico più “longevo” dell’ultimo trentennio di storia italiana. E’ evidente che il Paese si trova nelle condizioni in cui è, sua è una parte molto grande di responsabilità. Ed è altrettanto evidente che se l’Italia sta così è anche perché le è mancata una vera e coerente stagione riformista. Il nostro Paese non ha conosciuto stagioni paragonabili a quella che la Gran Bretagna ha avuto con Tony Blair o per il verso opposto da Margaret Thatcher, non ha mai goduto dei benefici di quei cicli lunghi di governo che producono ventate creative e innovatrici, che dinamizzano e modernizzano una comunità nazionale.Due volte si sono aperte possibilità di questo tipo: con il primo centrosinistra e con il primo governo Prodi, ma entrambe queste esperienze si sono interrotte bruscamente. Berlusconi ha dimostrato e continua a dimostrare di non essere all’altezza di questa sfida. Noi dobbiamo esserlo. Tutte le nostre energie, intellettuali, morali, politiche, organizzative, devono essere messe al servizio di questo compito storico, allo stesso tempo arduo e affascinante. Lo spirito del Lingotto, l’innovazione: 5 proposte.1 – Primo: una politica di bilancio espansiva, subito, adesso. La crisi va affrontata dando una risposta efficace a chi perde il lavoro, alle famiglie che non arrivano alla fine del mese e alle imprese che soffrono. Ed è questo l’unico modo per farlo. Tutti i governi stanno facendo così. Tutti meno uno: il governo Berlusconi, in Italia. Che si ostina a ripetere che non c’è bisogno di modificare il decreto di luglio. Il Pil cade, la produzione industriale crolla, aumenta la disoccupazione, gli italiani stringono la cinghia e riducono i consumi, ma tutto quel che c’era da decidere è già stato deciso a luglio e ora bisogna lasciare perfettamente inalterati i saldi di finanza pubblica.Non si può fare diversamente, dicono gli stessi neofiti del rigore che tra il 2001 e il 2006 hanno aumentato di due punti e mezzo di Pil la spesa corrente primaria e che ora hanno appena buttato 3 miliardi e mezzo di euro nell’azzeramento dell’Ici anche per i contribuenti più agiati e altri 3 miliardi nel pasticcio Alitalia.E invece si può e si deve cambiare, bisogna avere il coraggio di innovare. I problemi dell’Italia sono profondi, non nascono con la crisi. L’Italia non deve solo resistere alla recessione, deve tornare a crescere.Nessuno meglio di noi sa che la stabilità dei conti pubblici è un valore. Siamo stati noi a risanarli e a portare l’Italia da subito in Europa, quando altri pensavano solo ad alimentare uno sterile euroscetticismo. E’ stato il primo governo Prodi, è stato un ministro del Tesoro come Carlo Azeglio Ciampi. Ma se è in corso una recessione, l’unico modo per tenere in ordine i conti pubblici in prospettiva è quello di sostenere la crescita, e dunque di aumentare ora la spesa pubblica, avviando contemporaneamente, subito, quegli interventi di riqualificazione della spesa che porteranno domani ad una sua riduzione. Sostenere ora il Pil richiede anche la ripresa delle liberalizzazioni e di azioni coerenti di politica industriale; tenere i conti in ordine impone di tornare a contrastare l’evasione. Solo così potremo davvero non compromettere la stabilità di lungo periodo della finanza pubblica.Ecco la nostra proposta: per il 2009 si sostengano le famiglie, i lavoratori e le imprese con misure pari a un punto di Pil, pari a 16 miliardi di euro.Proponiamo di ridurre la pressione fiscale sui redditi da lavoro e sulle pensioni, a partire dai livelli medio-bassi: 7-800 euro l’anno in più per chi ha fino a poco più di mille euro al mese. Una misura non una-tantum, ma permanente, in grado di dare un sollievo duraturo e di contribuire a rilanciare i consumi. Questo serve, anche alle nostre imprese. Alle quali lo Stato deve garantire un sostegno per accedere a tutto il credito di cui hanno bisogno e l’immediato pagamento per i beni e servizi che devono arrivare dalla Pubblica Amministrazione. Tempi certi: quando si ha a che fare con lo Stato, per le imprese, come per i cittadini, questo deve essere un diritto, non solo un dovere.Proponiamo poi una riduzione del prelievo Irpef sulla quota di salario da contrattazione di secondo livello, in modo da favorire la crescita della produttività e la sua equa redistribuzione. E proponiamo una riduzione del prelievo Irpef sulle lavoratrici, dipendenti e autonome, con figli. A parità di reddito, di prestazione di lavoro, di settore di attività, il lavoro di una donna con figli deve essere fiscalmente agevolato, e costare meno all'impresa, rispetto a quello di un lavoratore maschio. Le ragioni sono evidenti: se in famiglia lavora anche la donna, ci sono spese per servizi di cura che altrimenti non ci sarebbero. E se incentiviamo l’occupazione femminile, tutto il sistema ne trae giovamento, perché la più grande risorsa per lo sviluppo e la mobilità sociale è quella, oggi sottoutilizzata, rappresentata delle donne.C’è un’evidente, fortissima connessione tra queste proposte in tema di trattamento fiscale del reddito delle lavoratrici e quella che abbiamo chiamato la “dote fiscale dei figli”: un robusto aiuto alle famiglie che traduce in italiano, senza disincentivare il lavoro femminile, la soluzione francese del “quoziente familiare”.Questo deciso riorientamento “al femminile” del sistema fiscale e di welfare può essere finanziato, almeno in parte, attraverso il graduale e flessibile superamento dell’attuale differenza dell’età di accesso alla pensione tra uomini e donne: una questione difficilmente eludibile, dopo la sentenza della Corte europea di giustizia, che l’ha definita come una discriminazione contro le donne.La nostra proposta – al contrario di quella del Governo, che si limita a prendere atto della sentenza per fare cassa – intende utilizzare tutte le risorse liberate, per rafforzare il sostegno pubblico alle donne stesse, favorendo ogni pratica di conciliazione e concentrando le risorse nella fase della loro vita nella quale ne hanno più bisogno, quella del triplo impegno: della maternità, del lavoro di cura e del lavoro di mercato.E se c’è da affrontare un grande forzo per sostenere lo sviluppo e il tenore di vita della classe media e del mondo del lavoro, è giusto, ad esempio, chiedere un contributo straordinario di solidarietà a chi, manager e non solo, ha redditi superiori ad un milione di euro.E’ venuto il tempo di cominciare a redistribuire davvero, da chi ha troppo verso chi ha poco.2 – Seconda grande innovazione: un nuovo sistema universale di ammortizzatori sociali.E’ una innovazione che risponde concretamente al dramma di milioni di milioni di persone, donne e giovani su tutti, e che dà il segno di quanto sia profonda la rottura col passato rappresentata dal riformismo del Partito Democratico. Per i lavoratori che sono tutelati dalla Cassa integrazione, questo è un periodo difficilissimo, pieno di preoccupazioni sul futuro loro e dell’azienda. Per tutti gli altri, è anche peggio. Per loro, la perdita del lavoro è subito perdita di tutto il reddito.Innovazione, per noi, significa allora superare quell’inaccettabile dualismo nel mercato del lavoro per il quale ci sono lavoratori che hanno tutele e garanzie e altri che ne hanno di meno o non ne hanno affatto.E’ come se all’Italia mancasse un intero pilastro dello Stato sociale. Se in America manca la sanità pubblica, a noi manca la tutela del reddito in caso di perdita del lavoro. Invece della flexicurity europea, nel nostro Paese, per quasi metà dei lavoratori c’è il massimo di flessibilità, senza alcuna sicurezza.Innovazione, per noi, significa un sistema capace di sostenere tutti i lavoratori, al di là del contratto, del settore e delle dimensioni dell’impresa nella quale operano, nel momento in cui ne hanno bisogno. Uniche condizioni: l’impegno per la riqualificazione professionale e la disponibilità ad accettare un nuovo lavoro.Proponiamo un sussidio unico di disoccupazione, che sostituisca gli attuali istituti, che sia della durata massima di due anni, che sia finanziato in via assicurativa e sia strettamente collegato a politiche di formazione, di riqualificazione e reimpiego. Accanto a questo, proponiamo l’introduzione di un reddito minimo garantito, che contrasti la povertà anche tra chi lavora solo per brevi periodi di tempo o tra chi non ha un lavoro da molto tempo. Un istituto di welfare universale che esiste in quasi tutti i paesi europei e che costituisce il completamento degli istituti di tutela del reddito.Non si tratta, ovviamente, di togliere qualcosa a chi le tutele le ha. Si tratta di dare a chi non ha. Si tratta di costruire un percorso di inserimento nel mondo del lavoro che sia associato a un sistema di tutele e garanzie.Noi pensiamo a milioni di giovani, pensiamo alla loro vita, alle loro aspettative, alla loro frustrazione e alle loro speranze. Ieri c’era la mortificazione dei braccianti col cappello in mano, c’era l’alienazione della catena di montaggio. La precarietà senza futuro è il volto assunto oggi dallo sfruttamento. Il nostro riformismo non può chiudere gli occhi di fronte all’eterno susseguirsi di lavori precari che non conducono a nulla, di fronte all’inaccettabile prodursi di “vite di scarto”, condizione comune di milioni di persone. E’ questo il contesto nel quale si può cominciare a pensare e a discutere apertamente, e certo è chiara a tutti voi la radicalità di questa possibile innovazione, della sperimentazione di un contratto unico, a tempo indeterminato, con tutela crescente nel tempo e con un ben organizzato sistema di premi e penalizzazioni per l’azienda, volto a favorire il consolidamento e la stabilità dei rapporti di lavoro.Innovazione: di questo ha bisogno, come se fosse aria, il nostro Paese. Innovazione per costruire maggiore giustizia sociale.3 – Terza innovazione radicale: fare dell’ambiente, della lotta ai mutamenti climatici, delle politiche energetiche, una delle chiavi per uscire dalla crisi. Forse la prima delle chiavi. Lo ha capito Barack Obama, che ha annunciato, per rilanciare l’economia americana, un piano di 150 miliardi di dollari in risparmio energetico e fonti rinnovabili, per creare 5 milioni di nuovi posti di lavoro.Una “rivoluzione verde”, una “terza fase” della rivoluzione industriale, che nasca da una nuova etica della responsabilità e che poggi, per quanto riguarda l’Italia, sulle straordinarie carte che il nostro Paese potrebbe giocare. La “rottamazione” del petrolio, la fine della dipendenza dai combustibili fossili, gli investimenti sulle fonti rinnovabili: questa è la strada.Il governo Berlusconi dimostra di non saperla e volerla prendere. Non comprende, proprio non comprende, che spendere, in campo ambientale, significa investire sul futuro. Ha distrutto, con un insieme di correttivi devastanti per i cittadini e per le imprese, gli incentivi al risparmio energetico per le abitazioni introdotti dal governo Prodi. Si è nascosto dietro alla comprensibile preoccupazione dei settori produttivi più esposti ai venti della crisi per cercare inutilmente di mascherare il suo ennesimo “euroscetticismo”: questa volta sugli obiettivi del 20-20-20 per le fonti rinnovabili, il taglio di emissioni di CO2 e l’efficienza energetica.Noi proponiamo che l’Italia imbocchi con decisione la strada dell’innovazione, della ricerca, della diffusione delle fonti rinnovabili. Si devono moltiplicare, e non eliminare, gli incentivi per le famiglie e per molti settori della nostra impresa che vogliono entrare o già si muovono in questo campo. Un campo vasto e fertile, che ha confini larghi. Penso ad esempio agli elettrodomestici, all’illuminotecnica, alla modernizzazione delle tecnologie per l’edilizia. Penso al settore dell’auto, e nel complesso a quanto si può fare per un eco-ricambio del parco circolante a livello di mezzi sia privati che pubblici.4 – Quarta sfida di innovazione: una radicale e condivisa riforma della scuola, dell’università e della ricerca.E’ bene che dal governo ci sia stato un netto passo indietro da parte del governo, anche grazie al nostro ruolo e alle migliori ragioni avanzate da un movimento civile che ha coinvolto genitori, ragazzi e insegnanti. I tagli però restano, mentre gli altri paesi europei proprio qui fanno grandi investimenti. E con i tagli restano la nostra preoccupazione e le nostre critiche. Insieme ad una consapevolezza che non ci ha mai abbandonato: scuola, università e ricerca non vanno bene così come sono, ma hanno appunto bisogno di innovazione.Nella scuola e nell’università è il cambiamento, e non la conservazione, la frontiera dei riformisti.Selezione e valutazione, questi sono i principi che ispirano le nostre proposte.Senza selezione e valutazione, senza merito, i migliori finiscono per risultare sempre gli stessi: quelli con famiglie facoltose alle spalle, quelli con i contatti giusti, e magari quelli disposti a qualche compromesso di troppo con la propria coscienza.C’è un muro di conservazione che va rotto, abbattuto. Proponiamo che l’Italia si doti di un sistema di valutazione, nazionale e standardizzato, dei livelli di apprendimento degli studenti di elementari, medie e superiori. Solo con un grande esame su scala nazionale, gestito da valutatori esterni alle scuole e corretto in modo centralizzato, si potrà poi perseguire efficacemente il duplice obiettivo di premiare i capaci e i meritevoli e di individuare gli studenti, gli insegnanti, le scuole in difficoltà, con lo scopo di aiutarli. Solo così si potrà valutare il contributo netto di ogni scuola e di ogni docente sui risultati degli studenti, tenendo conto della qualità in entrata e delle condizioni socio-economiche delle famiglie. E sulla base di obiettivi chiari e di una reale autonomia, sarà finalmente possibile indirizzare le risorse verso le realtà che lo meritano.L’autonomia è la condizione per dare fiducia ai giovani. E’ forse venuto il momento di discutere se non si debba investire con più coraggio sulla consapevolezza dei ragazzi di sedici anni, che devono poter partecipare con le loro scelte alla definizione del loro piano di studi. Noi dobbiamo, dentro gli ambiti formativi definiti, permettere che i giovani seguano le loro passioni e i loro interessi, responsabilizzandoli costantemente. Dobbiamo investire su di loro, avere cura e attenzione per il grande tema della condizione sociale e psicologica dei ragazzi italiani. E a questo proposito, è giunto il momento di riconoscere ai ragazzi di sedici anni il diritto di voto alle amministrative. Responsabilizzazione, questa è la chiave, perché oggi si smette di essere bambini e si diventa giovani molto prima di un tempo.Autonomia e valutazione, anche per l’università: proponiamo una valutazione periodica di università e dipartimenti, attraverso gruppi di esperti, anche internazionali, che giudichino la qualità della ricerca e delle pubblicazioni. Sulla base di queste valutazioni sarà assegnata ai migliori una parte cospicua delle risorse.Il ministro Gelmini, facendo anche qui un passo indietro, ha annunciato l’obiettivo di portare al 30%, nel medio periodo, la quota di finanziamento delle università pubbliche basata sulla valutazione della ricerca. Bene. Lo si faccia davvero e con rapidità, con criteri davvero rigorosi e in modo indipendente. Di più: lo si faccia privilegiando il migliore 25% dei dipartimenti di ogni settore disciplinare. E’ un circolo virtuoso, che si deve innescare. Premiare le migliori università porta le università a puntare sui migliori. E così, al di là delle regole che verranno scelte per i concorsi universitari, si potrà sperare di ridurre al minimo i problemi di localismo, clientelismo o nepotismo.5 – Quinta grande innovazione: mettere finalmente sui giusti binari le politiche per il Mezzogiorno.Le politiche del governo Berlusconi stanno letteralmente saccheggiando le risorse dedicate al Sud e puntano a riproporre, al posto della buona pratica degli incentivi automatici, l’intermediazione della politica locale e nazionale. Le cifre sono impressionanti: nel 2009, a fronte di 6 miliardi originariamente appostati nel Fondo per le Aree Sottoutilizzate, le effettive disponibilità sono state dimezzate per finanziare spese di parte corrente, che trovano i loro destinatari prevalentemente al centro-nord. E ancora prima era stato cancellato il credito d’imposta per gli investimenti nel Mezzogiorno.Ci vogliono risorse aggiuntive e ci vuole una coraggiosa battaglia per la legalità. Non si può lasciar solo quel vasto movimento di imprenditori, artigiani, commercianti del Sud che si battono contro il pizzo e le estorsioni delle mafie e hanno bisogno di buona politica come dell’aria da respirare. Della politica che dà certezze e non dispensa favori.Due, per noi, sono le strade da seguire per battere l’ideologia della dipendenza e promuovere la cultura della legalità e l’etica della responsabilità, senza le quali il Mezzogiorno non potrà mai diventare quella risorsa per il Paese e innanzi tutto per se stesso che oggi non riesce ad essere. Proponiamo di concentrare i fondi destinati al Mezzogiorno su pochi grandi obiettivi di carattere infrastrutturale e sovraregionale, a cominciare dalla mobilità e dalle grandi reti idriche. Proponiamo di prevedere una sorta di “vincolo esterno” nazionale, che promuova l’utilizzo ottimale delle risorse pubbliche ordinarie, per una progressiva qualificazione dei servizi pubblici e una progressiva riduzione delle spese di autorganizzazione della pubblica amministrazione.E’ esattamente per questi motivi che il Mezzogiorno non deve temere l’ondata di responsabilità derivante da un federalismo ben pensato: fondato sui criteri di vera autonomia impositiva, solidarietà collettiva e non bilaterale, riferimento ai costi standard e non ai costi storici. Ed è proprio in nome dell’interesse del Mezzogiorno e non solo delle legittime aspirazioni delle aree forti del Nord, che abbiamo deciso di presentare in Senato un nostro organico disegno di legge sull’attuazione dell’articolo 119 della Costituzione e di aprire, a partire da esso, un confronto serrato con la maggioranza.Le riforme.1. Riduzione dei costi della politica e delle imprese pubbliche. Senato come Camera delle Regioni, anche ripartendo dal pacchetto Violante.2.Legge elettorale.Dal nostro punto di vista, le preferenze non sono la soluzione ideale, anche se è preferibile che siano mantenute laddove, come per le elezioni europee, altre soluzioni sono di fatto precluse. In tema di europee, continuo a pensare che si debba trovare un equilibrio nel senso della difesa delle preferenze e dell’introduzione di una soglia di sbarramento per evitare la frammentazione. La strada maestra, almeno per quanto riguarda l’elezione del Parlamento, è comunque il ritorno al collegio uninominale, nel quadro di un sistema che, come avviene nell’esperienza francese, spinga ad aggregazioni tra forze omogenee e consenta agli elettori di scegliere da chi vogliono essere governati.3. Giustizia. quello che sta accadendo con le inchieste della magistratura sulla politica, lo ripeto, non fa cambiare la nostra posizione, né in un senso né nell’altro. Il ministro ombra Tenaglia ha presentato al governo un pacchetto di proposte elaborato nel corso di una riuscita conferenza nazionale del PD. Sono proposte ispirate ad una maggiore efficienza della macchina processuale, soprattutto nei confronti dei cittadini e delle imprese. Proposte concrete e innovative. Penso solo al problema della lentezza della giustizia. Abbiamo detto: valutazione sistematica, benchmark, responsabilità. Quanto guadagnerebbe, in civiltà e in crescita economica, il nostro sistema economico e sociale, se tutti ti tribunali d’Italia funzionassero coi tempi del Tribunale di Torino? Se si è riusciti a Torino, perché non si può riuscire altrove? Proposte concrete e innovative. Come quando in campagna elettorale presentammo una proposta sulle intercettazioni telefoniche che prevedeva che i magistrati possano avvalersi delle intercettazioni per tutti i reati ma che nulla di questo possa finire sui giornali, violando fondamentali diritti. E questa proposta, lo voglio ricordare, fu allora sottoscritta anche dall’Italia dei Valori. Insieme al merito delle questioni, abbiamo indicato una metodologia innovativa: le riforme della giustizia non si fanno contro i magistrati, come vorrebbe il governo, o contro gli avvocati. Si fanno ascoltando, si fanno con un confronto di merito, basato non su dei pregiudiziali sì o no, ma su soluzioni concrete. Se si riuniscono le parti sociali per discutere delle pensioni, non si vede perché non debbano essere coinvolti i protagonisti di un settore fondamentale come la giustizia quando è della sua riforma che si deve decidere. Un tavolo che duri sessanta giorni, al termine del quale il governo decida, ma dopo aver lavorato insieme al mondo della giustizia e se lo riterrà anche con l’opposizione. E’ la nostra proposta, che si muove nel solco tracciato dal Presidente Napolitano che noi vogliamo seguire: distinzione tra governo e opposizione nel confronto politico, e ricerca della possibile convergenza sui grandi temi di interesse nazionale. Un partito affidabile. Un partito affidabile è un’organizzazione abitata e guidata da persone credibili, che ispirano fiducia: per la loro trasparenza e onestà, per la sobrietà del loro stile di vita, per la loro competenza, per il loro impegno appassionato.La credibilità morale di un partito è un bene inestimabile, che è facilissimo perdere e faticosissimo riconquistare. Dar vita ad un partito nuovo non è facile, non è mai stato facile, tanto meno quando si tratta di unire forze diverse. Ma oggi siamo ad un passaggio critico, che può essere decisivo per il Partito Democratico.L’urgenza immediata, in questo momento, è quella di recuperare fiducia, la fiducia dei nostri elettori nei riguardi del Partito Democratico. Cominciamo con l’applicare con ferma intransigenza il nostro Codice etico, che prevede un robusto elenco di incompatibilità, di conflitti d’interesse, di garanzie, che possono anche essere rafforzate, prevedendo ad esempio la non candidabilità di persone che, a giudizio di una magistratura interna, abbiano compiuto atti che pur non essendo penalmente rilevanti, recano pregiudizio alla credibilità morale del partito.Un’altra buona regola è quella del ricambio dei gruppi dirigenti, che deve essere frequente e continuo. Oggi è una vera e propria urgenza. Se vogliamo consolidare il PD, dobbiamo lavorare in modo impegnato, corale e convinto, per creare le condizioni per un forte avvicendamento con una nuova generazione di dirigenti.Roberto Saviano farà parte della scuola di formazione del PD.Ho chiesto a Giorgio Tonini e ad Annamaria Parente di organizzare una scuola di formazione nel Mezzogiorno, per una nuova leva di amministratori, per i giovani, che abbia al centro i temi della legalità. E ho chiesto a Roberto Saviano, che ha accettato, di prendere parte a questo nostro progetto. Sono segni di speranza, che dobbiamo incoraggiare. E dai quali dobbiamo attingere energie. Il malcostume e la degenerazione politica sono stati alimentati in questi anni più per la debolezza dei partiti che per la loro forza. Un Partito democratico forte, perché radicato, aperto, unito è la via maestra per far prevalere la buona politica.Obiettivi da raggiungere.Un partito forte è un organismo vivo, profondamente radicato nel territorio, capace di rappresentarne gli interessi e di viverne i valori. Un partito che sta dove vive la gente: negli ambienti di vita, di studio, di lavoro, come nel mondo virtuale della rete, oggi diventato abitazione principale delle giovani generazioni.E’ questo l’obiettivo che non siamo ancora riusciti a raggiungere. Lo sento come un limite del mio e del nostro lavoro, da superare insieme. Alle insufficienze dei partiti preesistenti non siamo ancora riusciti a sostituire un modello compiuto e convincente. Deve essere considerata una priorità del nostro impegno comune.Un partito di circoli, fatti di persone in carne e ossa, che si incontrano per aiutarsi a capire la realtà in cui sono immersi, da quella globale a quella locale, e per lavorare insieme a cambiarla, a migliorarla, a riformarla.I circoli devono diventare il lievito democratico e civile dei territori: un fermento che fa crescere intorno a sé una moderna cultura della cittadinanza, della responsabilità e della partecipazione civile, dell’impegno per i diritti e per l’uguaglianza sociale. E i segretari di circolo hanno una funzione essenziale, che va riconosciuta e promossa: sono gli animatori della democrazia di base, una risorsa straordinaria di presenza, di promozione del partito, di coltivazione civile della società.Dobbiamo dedicare più impegno, più risorse, più attenzione alla promozione dei circoli, se vogliamo che il Partito Democratico cresca, si rafforzi, si radichi nel Paese.Voglio dirlo con forza: è il territorio la frontiera sulla quale si costruirà il nuovo PD. Penso che dal territorio, dai segretari regionali e dai sindaci, possa venire un utile apporto permanente alle decisioni che il gruppo dirigente nazionale dovrà prendere. Si tratta di aprire una fase nuova e darsi strumenti di direzione all’altezza dei problemi che dobbiamo affrontare.Un partito affidabile è un’organizzazione forte e unita, in grado di prendere decisioni impegnative per tutti coloro che ne fanno parte, a cominciare dai dirigenti; di darsi una linea chiara e di portarla avanti con unità d’intenti, spirito di squadra, solidarietà, quando necessario anche rinunciando a quelle quotidiane differenziazioni che piacciono ai giornali e dispiacciono alla nostra gente.Statuto e primarie.Per essere all’altezza della sfida sulla democrazia che è drammaticamente aperta nel nostro Paese, noi abbiamo deciso di costruire un partito nuovo, quale quello delineato in modo netto e coraggioso dal nostro Statuto, che abbiamo appena scritto e che ora dobbiamo attuare e applicare con fermezza e decisione.Un partito che riconosce e attribuisce alle persone, nella loro responsabilità individuale, una vera cittadinanza democratica, la possibilità di esercitare un potere, di partecipare alla decisione. Un partito che riconosce ai suoi elettori un ruolo importante nelle decisioni da prendere, in modo da ridurre al minimo il rischio della chiusura autoreferenziale.E ai suoi iscritti il ruolo di ossatura portante di una presenza stabile nella società, una presenza che si possa incontrare quotidianamente sul territorio e negli ambienti di vita e di lavoro, una presenza che sappia farsi, a confronto con la società, proposta aperta, da avanzare alla platea più vasta dei nostri elettori.Insieme, dobbiamo costruire un’organizzazione aperta, abitabile, nella quale si possa incontrarsi, discutere, confrontarsi, partecipare alle decisioni. Una organizzazione nella quale gli incarichi di responsabilità siano attribuiti in modo competitivo e restino sempre contendibili.Il PD è oggi l’unico, vero, grande laboratorio sperimentale di democrazia di partito esistente in Italia. Quando si sperimenta si va incontro a limiti ed errori e si scoprono nuovi problemi. Ma è solo così che si impara, si migliora, si progredisce.In queste settimane, stiamo sperimentando la più vasta e capillare tornata di elezioni primarie per la selezione di candidati sindaci e presidenti di provincia che si sia mai vista nella storia d’Italia. Molte si sono rivelate quello che speravamo: una straordinaria pagina di vita democratica. Altre hanno messo in luce difficoltà e nodi critici, che andranno sciolti per il futuro da una riflessione comune.Bisognerà riflettere meglio, ad esempio, sul rapporto tra primarie di partito e primarie di coalizione. Sull’opportunità, probabilmente discutibile, di primarie per le candidature in liste con le preferenze. Così come sulle primarie per le cariche di partito. Le primarie sono uno strumento prezioso, una scommessa irrinunciabile. Non devono diventare un’ideologia. Soprattutto, non devono diventare l’occupazione principale, se non esclusiva, del partito. Sarebbe tragico se il PD si riducesse ad un luogo nel quale si discute solo di regole di vita interna.Il Paese ci chiede di sperimentare democrazia, non di trasformarci in una macchina di produzione di procedure interne. Un partito a vocazione maggioritaria, un partito che voglia cambiare i rapporti di forza nella società, deve essere un partito utile alle persone, non solo a se stesso. Siamo all’inizio di un percorso che vogliamo diventi costume democratico del Paese. Possiamo perdonarci qualche errore. Un pdl populista.Attorno a noi nessuno sbaglia, perché nessuno sperimenta democrazia. E il paradosso è che i media spesso si accaniscono sui nostri limiti, mentre nessuno parla dell’assoluta mancanza di democrazia negli altri partiti.A noi si rimprovera di fare primarie finte, quando c’è una leadership naturale. O al contrario di mettere in scena primarie-rissa, quando il risultato è aperto. Sarebbe già un piccolo passo avanti, se ci criticassero da un solo angolo visuale. Sarebbe un grande passo avanti, se qualcuno aprisse almeno un occhio sulla totale mancanza di democrazia di partito attorno a noi.Il nostro principale avversario, il “Popolo della libertà”, come dice il nome stesso, è una formazione politica tipicamente “populista”: l’unica democrazia che conosce è quella dell’applauso al leader. Un applauso ha accolto l’annuncio, a San Babila, dal predellino di un auto, che nasceva il Pdl. Un applauso ha segnato lo scioglimento di Forza Italia: una formazione politica che in quattordici anni di vita non ha mai tenuto un vero Congresso, non ha mai votato i suoi dirigenti.D’altra parte, qualcuno ha mai visto la Lega, o l’Italia dei Valori, fare un vero Congresso? O designare i suoi candidati con le primarie? Il modello populista è la regola della politica italiana, noi siamo la sola eccezione. Berlusconi ha definito il Pdl un baluardo della democrazia. Ma come può difendere, promuovere la democrazia un partito che non la pratica, non la vive al suo interno? Non è un caso se un giorno si e un giorno no gli scappa detto qualcosa che poi deve correggere, smussare, smentire, ma che in effetti tradisce il suo vero pensiero: come sarebbe bello se la Repubblica funzionasse come il Pdl, un uomo solo al comando, nelle sue mani tutti i poteri e tutto il potere – politico, economico, mediatico – niente contropoteri, niente parlamenti con le loro lentezze, niente opposizioni con le loro critiche depressive, niente magistrature indipendenti, niente libera stampa e giornalisti scomodi.E’ proprio la cupa potenza del populismo, di ogni populismo, di maggioranza e di opposizione, a definire la grandezza della sfida che abbiamo posto a noi stessi: scommettere sulla forza della democrazia, sulla chance del riformismo, sulla sua capacità di prevalere, anche in questo nostro Paese. Già le sento le dichiarazioni indignate di qualche esponente della destra. Tra qualche minuto ci risponderanno che non è vero, che il nostro è il solito antiberlusconismo ideologico. Rispondano, se credono, anche alla sfida che da qui vogliamo lanciare ai nostri avversari.Finanziamento pubblico soli ai partiti che attuano l’art.49 della Costituzione.E' tempo che si fissino per legge gli architravi della democrazia di partito, in attuazione dell’articolo 49 della Costituzione: statuti, bilanci, scadenze e modalità dei congressi, codici etici, primarie o altre procedure per la selezione dei candidati. E queste norme diventino condizione almeno per l’accesso al finanziamento pubblico. Noi siamo pronti a fare insieme questa riforma decisiva per la democrazia italiana.Il partito che siamo e vogliamo essere. E'un partito pluralista, fondato sul confronto delle idee e ricco di fondazioni, associazioni, centri di ricerca. Non dobbiamo, non vogliamo diventare invece un partito a canne d’organo, con catene di comando verticalizzate e correnti cristallizzate.Non esistono in democrazia grandi partiti che non siano pluralisti, sul piano politico e culturale. Ma il confine tra pluralismo, che è un valore di libertà, e degenerazione correntizia, che è invece una malattia mortale, va presidiato con grande attenzione.Vorrei che tutti lavorassimo per evitare, contrastare, limitare i rischi insiti nel correntismo: il prolungamento, nel nuovo partito, delle appartenenze e identità del passato, saltando l’esigenza e l’opportunità di mescolare le storie e di dar vita a nuove sintesi culturali e politiche; la riduzione del partito ad una federazione leggera di correnti rigide, strutturate organizzativamente; la riduzione della democrazia interna ad una spartizione correntizia, con la logica conseguenza che la solidarietà verticale con la corrente diventa l’unica via di partecipazione e di affermazione nella vita del partito.Pieni poteri.Dopo averne discusso con il Coordinamento e con i segretari regionali, chiedo che in questa fase particolare venga attribuito al Segretario il potere previsto dallo Statuto di intervenire in situazioni nelle quali sia necessario introdurre, anche attraverso commissariamenti, le indispensabili innovazioni.I prossimi mesi e il prossimo Congresso, che svolgeremo dopo le elezioni, saranno l’occasione per l’affermazione definitiva di una nuova generazione di dirigenti alla guida del partito. Dobbiamo far emergere le forze migliori, più coraggiose e innovative. Forze che abbiano dentro di sé l’identità democratica già compiuta.Il dovere di non deludereDinanzi alla società nuova, più ricca, colta, emancipata, adulta, la società che è comparsa sulla scena nel ’68 e nel ‘69, i partiti storici, da elementi propulsori di sviluppo e di progresso, hanno cominciato a diventare e ad apparire “intercapedini” tra le istituzioni e i cittadini. Fu Aldo Moro il primo ad accorgersene, proprio nel ’68, quaranta anni fa, dieci prima della sua tragica e barbara uccisione: “Tempi nuovi s’annunciano”, aveva detto in un celebre discorso al suo partito. Tempi nei quali dovremo avere il coraggio di cambiare noi stessi, se vorremo essere ancora all’altezza del nostro compito. Ma i partiti italiani non furono in grado di cambiare se stessi, prigionieri com’erano di una contraddizione troppo grande, tra le ideologie che li dividevano, ricalcate sullo schema della guerra fredda, e i nuovi termini della questione italiana, che li avrebbe dovuti scomporre e ricomporre, lungo nuove frontiere. I partiti della Prima Repubblica entrarono così in una crisi irreversibile. Alcuni distruggendosi nel dilagare del malaffare, alla disperata ricerca di puntelli di potere, dopo che avevano avvertito come perduta la loro legittimazione storica. Altri estenuandosi in una infinita e sempre troppo lenta transizione.Dalla crisi dei vecchi partiti, dal 1992 in poi, il centrosinistra non ha mai più davvero tentato la costruzione di soggetti politici veramente nuovi. Da allora, ci siamo affidati prima al riformismo istituzionale, per ridefinire modi e forme della rappresentanza politica.Poi ci siamo affidati all’azione di governo, nazionale ma anche locale, per interpretare e cambiare gli orientamenti della società. Una sorta di “riformismo dall’alto”, come lo abbiamo definito autocriticamente, fragile perché non supportato da un consenso vasto, preparato negli anni dell’opposizione, spesi invece prevalentemente nella costruzione di larghe alleanze “contro” gli avversari. Nel frattempo sono nati e hanno dignitosamente vissuto soggetti politici sostanzialmente tradizionali, buoni ad accompagnare il lavoro istituzionale, ma che tutti insieme abbiamo giudicato insufficienti, inadeguati al compito di suscitare una nuova fase di riformismo e di democrazia.Oggi la sfida è quella di riprendere un percorso innovativo, da decenni interrotto. E non abbiamo molto tempo. Dando vita al Partito Democratico, abbiamo alimentato grandi aspettative, abbiamo suscitato una speranza nuova. Ora, abbiamo il dovere di non deludere.

domenica 14 dicembre 2008

RIFORMA DELLA PROFESSIONE FORENSE

Nei giorni scorsi il Ministro Alfano ha confermato ciò che era stato annunciato in anteprima circa un mese fa, ovvero che la riforma della professione forense sarà quella presentata al Guardasigilli dal Consiglio Nazionale Forense (scaricala).
Dalle parole del Presidente dell'Organismo Unitario dell'Avvocatura in occasione del cosiddetto Congresso Nazionale Forense della settimana scorsa si legge che "Ci fa particolare piacere, infine, che il Guardasigilli abbia confermato che la riforma della professione forense sarà l'autoriforma voluta dall'avvocatura e sarà separata da quella delle altre professioni....". Il Ministro si è dichiarato quindi pronto a presentare in Parlamento il disegno di legge riguardante la riforma voluta dall'avvocatura.
COSA PREVEDE LA RIFORMA
Analizzando cosa prevede la stesura della proposta del C.N.F. si nota che, per quanto riguarda l'accesso alla professione forense, è sensibilmente ancora più rigida della precedente prevedendo:
- l' impossibilità all'abilitazione per chi non passa i test d'ingresso e chi non possa frequentare le scuole solo forensi a pagamento e per non meno di 250 ore annue - art . 41 e art 42 Riforma (Ai fini dell’iscrizione nel registro dei praticanti è necessario il superamento di un test di ingresso, da svolgersi periodicamente con modalità informatiche presso la sede dei Consigli degli Ordini Distrettuali" e "Il tirocinio, oltre che nella pratica svolta presso uno studio professionale, consiste altresì nella frequenza obbligatoria e con profitto, per un periodo non inferiore a ventiquattro mesi di corsi di formazione a contenuto professionalizzante tenuti esclusivamente da ordini e associazioni forensi" e "c) la durata minima dei corsi di formazione, prevedendo un carico didattico non inferiore a duecentocinquanta ore per l’intero biennio; d) le modalità e le condizioni per la frequenza dei corsi di formazione da parte del praticante avvocato nonché quelle per le verifiche intermedie e finale del profitto, che dovranno essere affidate ad una commissione composta da avvocati, magistrati e docenti universitari, in modo da garantire omogeneità di giudizio su tutto il territorio nazionale)" .Ad oggi non esiste alcuna barriera per concludere proficuamente la pratica forense essendo solo necessario frequentare uno studio professionale ( senza spese o esami di sorta)
- esami previa preselezione e solo con codici NON commentati Art. 44 (Disposizioni generali) 1. L’esame di Stato per l’abilitazione all’esercizio della professione di avvocato può essere sostenuto soltanto dal praticante avvocato che abbia effettuato il tirocinio professionale, che non abbia compiuto cinquanta anni alla data di scadenza del termine previsto per la presentazione della domanda di partecipazione e che abbia superato la prova di preselezione informatica di cui all’articolo 45..." e art 46 ". La prova scritta si svolge col solo ausilio dei testi di legge senza commenti e citazioni giurisprudenziali"Ad oggi non esiste alcuna barriera per arrivare all'esame professionale ed è possibile utilizzare in sede di esami gli indispensabili codici commentati con le sentenze giurisprudenziali
-cancellazione di fatto del patrocinio legale "autonomo" (si potrà solamente sostituire il titolare di studio nelle sua cause) (art 41 Riforma) "Nel periodo di svolgimento del tirocinio il praticante avvocato, decorso un anno dall’iscrizione nel registro dei praticanti, può esercitare attività professionale solo in sostituzione dell’avvocato presso il quale svolge la pratica e comunque sotto il controllo e la responsabilità dello stesso, in ambito civile di fronte al Tribunale e ai giudici di pace, e in ambito penale, nei procedimenti che in base alle norme vigenti anteriormente alla legge 16 luglio 1997, n. 254 rientravano nella competenza del Pretore"Ad oggi dopo un anno è possibile avere il patrocinio legale che dà la possibilità di guadagnare autonomamente con cause proprie in attesa di superare l'esame professionale
- obbligo di presentare agli orali ordinamento e deontologia forensi e le materie più difficili (oggi solo facoltative) come diritto civile, diritto penale, diritto processuale civile, diritto processuale penale più due altre materie facoltative (art 46 Riforma "........ in una prova orale in forma di discussione con la commissione esaminatrice, durante la quale il candidato dovrà illustrare la prova scritta, e dimostrare la conoscenza delle seguenti materie: ordinamento e deontologia forensi, diritto civile, diritto penale, diritto processuale civile, diritto processuale penale; oltre ad altre due materie, scelte preventivamente dal candidato, tra le seguenti: diritto costituzionale, diritto amministrativo, diritto del lavoro, diritto commerciale, diritto comunitario ed internazionale privato, diritto tributario")Ad oggi è possibile presentare solo materie molto semplici come diritto ecclesiastico , internazionale privato, diritto comunitario etc
- non si potrà sostenere l'esame dopo più di 3 bocciature (Art 43 Riforma) "Il Consiglio dell’ordine presso il quale è compiuto il biennio di tirocinio rilascia il relativo certificato che consente di partecipare alla prova di preselezione informatica per l’ammissione all’esame di Stato per le tre sessioni immediatamente successive, salvo il diritto di ripetere il biennio di tirocinio al fine del conseguimento di un nuovo certificato di compiuta pratica"Ad oggi non esiste alcun limite
- non potrà sostenere l'esame chi ha 50 anni.Ad oggi non esiste alcun limite.
La disciplina transitoria, qualora fosse realizzata, esenterà solo chi ha concluso la pratica forense al momento dell'entrata in vigore della legge e solo ed esclusivamente per quanto riguarda l'obbligo di seguire le scuole forensi. Tutte le altre disposizioni invece prescinderanno dalla disciplina transitoria e saranno valide per tutti.

RESP. UNIVERSITA' PD RAGUSA
MARIO D'ASTA

venerdì 12 dicembre 2008

INAUGURAZIONE DEL LABORATORIO POLITICO DEI GIOVANI DEMOCRATICI DI VITTORIA


Venerdì 12 Dicembre dalle ore 17.30 alle ore 19.30, a Vittoria apre la nuova sede "Officina PD". Un open space per partecipare attivamente ad un nuovo corso politico che deve partire dai giovani e con i giovani. Video Lab, Facebook point , color news, formazione politica e incontri. Inoltre Officina Pd ospita la segreteria politica dell'On.le Ammatuna.

Ringrazio il Cons. provinciale Fabio Nicosia per l'invito e data l'importanza dell'iniziativa lo inoltro a tutti coloro che volgiono partecipare. Vi aspettiamo numerosi!!


La sede si trova in via Castelfidardo, 142 Vittoria


La Responsabile dei Giovani dl pd Ragusa

Valentina Spata


FESTA DEL TESSERAMENTO: 19 NOVEMBRE 2008


L'esperienza appresa all'interno del Partito Democratico e soprattutto con il gruppo giovanile, x me è stata significativa ed entusiasmante.Io penso, che il PD, sia una grande opportunità per i giovani che vogliono fare politica e che pensano di cambiare qlc attraverso il contributo di tutti e rimanendo uniti all'interno di questo percorso.Quello che ho sempre pensato è che noi dobbiamo chiedere a gran voce di essere messi in condizione di poterci assumere le nostre responsabilità e di dimostrare che i giovani possano dare il loro contributo e possono essere di gran aiuto x il nuovo partito che sta iniziando questo percorso.E' con questa speranza e con un pizzico di orgoglio che ci siamo presentati all'appuntamento della della costruzione del Partito Democratico, il 14 ottobre 2007, come protagonisti, proprio xchè vogliamo essere il futuro e pretendiamo di essere considerati interlocutori politici dei vertici dei partiti.Molte volte i giovani sono stati considerati portatori di voti o ragazzi che ptevano essere utili x fare volantinaggioo altro durante le campagne elettorali, ma nel notro partito non è così xchè noi siamo stati in grado di farci ascoltare e cercheremo di iniziare un nuovo xcorso di felice convivenza con i nostri vertici; m questo avviene solamente attraverso il meccanismo della fiducia, xchè solamente uniti e coerenti con le decisioni di gruppo si possono vincere delle piccole e delle grandi battaglie, all'interno e al di fuori del partito.Quello che io apprezzo ed ho apprezzato è la fedeltà alla linea politica del gruppo d'appartenenzae quindi la fedeltà che ognuno di voi ha mostrato nelle decisioni del nostro gruppo.Io ho creduto e credo ancora, al percorso che abbiamo intrapreso xchè penso che a fronte di una classe politica dirigente la cui età edia non scende mai al di sotto dei 40 anni, e affezionata alle consuete poltrone del potere, esiste tutto un universo di giovani impegnati nella politica e che non aspettano altro che una possibilità di contribuire al miglioramento dl proprio paese con rinnovato spirito d'interesse di fiducia.Abbiamo bisogno di slegare la forza racchiusa ed imprigionata che c'è in noi giovani, liberare le energie che insistono sul territorio, svincolare l'attività politica e amministrativa da antiche logiche d'interesse e ridare a questo nuovo partito il contributo di una nuova generazione che sente l'esigenza di cambiare!!!Noi non volgiamo poltrone o nomine. Chiediamo solamente di ssere considerati come interlocutori politici e di avere strumenti e le possibilità x fare quello x cui ci battiamo da sempre: ascoltare la gente e rendere il nostro paese migliore x chi ci vive.Quindi, vi chiedo, di impegnarvi per il gruppo giovanile, di aggregare nuove risorse e di iniziare tutti insieme la prima campagna di tesseramento del Partito Democratico.

PARTECIPA IL 19 DICEMBRE ALLA FESTA DEL TESSERAMENTO: Mediterraneo Palace, Ragusa, via Roma, dalle ore18.00 alle ore 23.00.

La referente dei giovani del PD di Ragusa
Valentina Spata

FUORI LA POLITICA DALLA SANITA': No ai tagli. Si ai risparmi!!!


I GIOVANI DEL PD DI RAGUSA INSIEME AI GIOVANI DEL PD DI CATANIA AVVIANO UNA PETIZIONE POPOLARE PER DIFENDERE IL DIRITTO ALLA SALUTE.


Non c’è dubbio: la sanità in Sicilia funziona poco e costa troppo. Ma di chi è colpa?

Di medici e ospedali o della malapolitica?

In Sicilia non mancano professionalità e strutture, tavolta eccellenti.
E’ la classe politica di governo che ha trasformato la sanità in affari, clientele e buco di bilancio, sacrificando ai propri interessi salute dei cittadini, merito degli operatori e gestione dei servizi.
Questa classe di governo non viene da Marte. Ha nomi, cognomi e numeri di telefono.
E’ stata la Corte dei Conti a certificare che il buco è divenuto voragine (oltre 1 milione di euro con Cuffaro presidente della Regione e Pistoro (uomo di lombardo) assessore alla Sanità.
Lombardo, oggi alla guida della Regione, pensa di far dimenticare le sue responsabilità passate, presenti e future (la polpetta avvelenata del federalismo di Bossi), facendosi scudo della buona reputazione dell’attuale assessore della Sanità, per fare giochi di prestigio sulla pelle dei siciliani.
Giochi clinici, di pessimo gusto. Trucchi prevedibili e scoperti.
Nelle misure di attuazione del Piano di Rientro annunciate dal governo regionale vi sono tagli indiscriminanti che non affrontano i problemi strutturali della sanità, non eliminando gli sprechi, ma minacciando pesantemente livelli essenziali di assistenza e diritto alla salute dei siciliani.
Per spendere meno e migliorare il servizio è indispensabile cambiare in profondità il sistema.
Il PD siciliano è in prima linea per sostenere le riforme necessarie (e perciò ha presentato un disegno di legge), ma si opporrà con tutte le sue forze a tutti provvedimenti che penalizzano i siciliani senza garantire efficienza e risparmi.
Per garantire davvero il diritto alla salute, il Partito Democratico, ritiene che sia necessario:
Ø Scegliere manager e primari per competenza e non per appartenenza politica;
Ø Abolire i ticket su farmaci ed esami di laboratorio;
Ø Rivedere la rete delle aziende sanitarie territoriali sulla base del fabbisogno di salute e non dei confini delle provincie (Catania ha più di 1 milione di abitanti, Enna meno di 200 mila);
Ø Dotare la Sicilia di un Piano Sanitario che integri gli ospedali al territorio;
Ø Tagliare i tempi d’attesa per le prestazioni specialistiche;
Ø Investire su prevenzione e diagnosi precoce (educazione sanitaria, lotta alle patologie oncologiche, tutela alimentare, dell’ambiente, della salute nei luoghi di lavoro);
Ø Potenziare cure primarie e medicina di famiglia per un’assistenza 24 ore su 24;
Ø Rafforzare l’assistenza domiciliare per anziani, disabili, non autosufficienti;
Ø Valorizzare l’associazionismo ed il volontariato sanitario;
Ø Riformare i sistemi di accreditamento di strutture pubbliche e private.


FIRMA ANCHE TU!!!!!!

La Responsabile dei Giovani PD Ragusa
Valentina Spata

NO ALLA PRIVATIZZAZIONE DELL'ACQUA!!!!!!


Mentre nel paese imperversano discussioni sul grembiulino a scuola, sul > >> guinzaglio al cane e sul flagello dei graffiti, il governo Berlusconi > >> senza dire niente a nessuno ha dato il via alla privatizzazione > >> dell'acqua pubblica. Il Parlamento ha votato l'articolo 23bis del decreto > >> legge 112 del ministro Tremonti, che afferma che la gestione dei servizi > >> idrici deve essere sottomessa alle regole dell'economia capitalistica.> >> Così il governo Berlusconi ha sancito che in Italia l'acqua non sarà più > >> un bene pubblico ma una merce, e quindi sarà gestita da multinazionali > >> (le stesse che possiedono l'acqua minerale). Già a Latina la Veolia > >> (multinazionale che gestisce l'acqua locale) ha deciso di aumentare le > >> bollette del 300%. Ai consumatori che protestano, Veolia manda le sue > >> squadre di vigilantes armati e carabinieri per staccare i contatori.> >> La privatizzazione dell'acqua che sta avvenendo a livello mondiale > >> provocherà, nei prossimi anni, milioni di morti per sete nei paesi più > >> poveri.> >> L'acqua è sacra in ogni paese cultura e fede del mondo. L'uomo è fatto > >> per il 65% di acqua, ed è questo che il governo italiano sta mettendo in > >> vendita.> >> L'acqua che sgorga dalla terra non è una merce, è un diritto fondamentale > >> umano e nessuno puo' appropriarsene per trarne illecito profitto.
Valentina Spata

venerdì 5 dicembre 2008

1 RIUNIONE GIOVANI PD ELETTI ALL'ASSEMBLEA RAGIONALE E NAZIONALE


SABATO 6 DICEMBRE ORE 15.00, SI RIUNISCONO TUTTI GLI ELETTI ALL'ASSEMBLEA REGIONALE E NAZIONALE DEI GIOVANI PD.
ORDINE DEL GIORNO:
  • RISULTATO ELETTORALE;
  • ORGANIZZAZIONE GRUPPI DI LAVORO;
  • PROPOSTE PER L'ASSEMBLEA REGIONALE
  • PROPOSTE PER L'ASSEMBLEA NAZIONALE.

GRAZIE!!!

martedì 2 dicembre 2008

IL GRUPPO DEI GIOVANI DEL PD DI RAGUSA


Il Gruppo dei Giovani del Pd di Ragusa, accoglie a braccia aperte i giovani desiderosi di impegnarsi davvero nel migliorare se stessi e la Società in cui vivono. Il PD è veramente un partito nuovo nelle forma e nella sostanza, che non solo teorizza, ma ancor di più pratica uno dei suoi principi fondanti, cioè ripartire dai giovani, con le loro idee, con i loro progetti, col loro entusiasmo,con la loro voglia di cambiare il mondo,il paese,la propria terra. Desiderio di confrontarsi, di portare avanti con coraggio e convinzione i propri principi, di trovare soluzioni forti contro le ingiustizie, di essere parte attiva e fattiva nel dibattito politico, di realizzare le ambizioni proprie ed altrui,gli interessi generali: se cercavate un ambiente dove concretizzare questi desideri e dove poter impiegare al meglio le vostre potenzialità, allora siete fortunati perché lo si sta creando per Voi proprio adesso. Nel Partito Democratico, infatti, il talento, la meritocrazia, il rifiuto dei favoritismi e delle raccomandazioni, il pretendere che vengano riconosciuti ed applicati i nostri diritti, sono considerati autentici “trattori politici” per ricostruire “dal basso” la nostra (malandata) Società. Il PD, quindi, come, centro di discussione partecipativa e di sano dibattito politico, di rielaborazione politica-programmatica, ambiente ottimale in cui esercitare una ritrovata e rinnovata “passione politica giovanile”. Si tratta, per ciò, non di un Partito nato “a tavolino” (come, purtroppo, si fa spesso in Italia!) con ruoli verticistici ben individuati e con l’obbiettivo primario di soddisfare interessi personali anziché generali, che invece di affrontare e risolvere problemi come il precariato, s’affanna a “piazzare” in aziende o enti pubblici i “figli di” o “gli amici degli amici”; anzi, a ben vedere, il PD non è solo un Partito, ma vuole essere anche una autentica unione di sane forze giovani e che pretende (perché già ne ha le capacità) di fare sentire la propria voce squillante, di contribuire in prima persona al risanamento di ogni ambito del nostro Paese e di entrare a pieno diritto nel circuito del dibattito politico dove si prendono decisioni importanti e si assumono altrettanto importanti responsabilità.Siamo quindi pronti ad accogliervi tutti (ma proprio tutti!), giovani donne e uomini, ragazze e ragazzi che con noi volete vivere da protagonisti questa nuova avventura (non solo) politica.
Se volete contribuire a farci crescere,se anche voi volete essere protagonisti della vostra vita e non semplici spettatori di regole e principi imposti da altri non vi rimane che partecipare insieme a noi in questa straordinaria esperienza di vita politica attiva, all'interno della quale ognuno darà il proprio contributo in termini di competenze, di voglia di spendersi x un progetto comune e mai personalistico e/o individualistico; troverai le porte aperte, tanto entusiasmo e voglia di fare del bene collettivo x la società.